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Hanno ricordato insieme il centenario della nascita del Futurismo. L’artista visivo Graziano Cecchini e il filosofo mantovano Riccardo Campa, leader del movimento transumanista, hanno partecipato alla Conferenza multimediale che si è tenuta a Ferrara per festeggiare la ricorrenza di quell’innovazione voluta da Filippo Tommaso Marinetti.

Chi è Graziano Cecchini? L’autore della performance che il 19 ottobre di tredici anni fa ha colorato di rosso l’acqua della Fontana di Trevi a Roma, attraverso un colorante a base di anilina. Un’azione che, in poche ore, ha fatto il giro del mondo ripresa da tutti i media nazionali e internazionali. 

Nel 2018 sempre Cecchini, romano classe 1953, ha invaso con cinquecentomila palline di plastica colorate Piazza di Spagna, sempre nella Capitale, lanciate dalla scalinata di Trinità dei Monti sino ad arrivare ai piedi della “Barcaccia”, la fontana di Pietro Bernini, papà del più famoso Gian Lorenzo. “E’ un’operazione artistica che documenta con l’arte il problema che abbiamo in Italia”, aveva dichiarato in quella occasione Cecchini, “ci raccontano tante bugie che non sono né di destra né di sinistra”. Quella performance era stata rivendicata attraverso un volantino. “Tattarattatà: i fratelli d’Italia si son rotti le palle”, si leggeva, “Dal rosso Trevi alla quadricromia. Noi futuristi ascendiamo verso le vette più eccelse e più radiose e ci proclamiamo signori della luce perché già beviamo alle vive fonti del sole. Una macchia di colore vi tumulerà. Noi siam da tempo calpesti, derisi, perché non abbiam governi decisi”.

E pensare che per compiere quell’Azione Futurista, come le definisce lui, Cecchini si era addirittura procurato uno sponsor: un sito internet di suonerie per cellulari, il cui logo campeggiava sul giubbino che indossava. C’era bisogno di uno sponsor, infatti, a causa del costo elevato dell’operazione, “20 mila euro”, molto di più di quanto aveva “investito” per acquistare il colorante rosso con il quale aveva tinto l’acqua della Fontana di Trevi. Il titolo dato a quest’ultima performance era “Pacta servanda sunt”. 

Dieci anni dopo, sempre nel mese di ottobre, una nuova incursione ancora nella Fontana di Trevi, questa volta spiegata dall’artista attraverso un comunicato stampa. “In 10 anni poche cose sono cambiate, molte delle quali in peggio”, scriveva Cecchini, “Roma è sempre stata lo specchio del Paese e oggi Roma è spenta, addormentata in mezzo alla sua sporcizia e alla sua corruzione. Oggi Roma ha bisogno di reagire, di svegliarsi da questo torpore e gridare ‘non ci sto più’. A 10 anni di distanza ripeto la mia performance per tentare di scuotere gli animi, accetto il rischio di alzare la voce io per tutti coloro che pensano che ‘non serve più’, ‘non serve a nulla’. Fontana di Trevi torna a tingersi di rosso per gridare che Roma non è morta, che è viva e che è pronta ad essere la Capitale dell’arte, della vita, della rinascita”.

Arte, provocazioni o semplici atti di vandalismo? Il dibattito rimane aperto. Non ha mai avuto dubbi, invece, Vittorio Sgarbi. Ai tempi assessore alla Cultura della città di Milano, il critico d’arte aveva dichiarato che “l’arte contemporanea che noi tanto magnifichiamo legittima azioni di questo genere. Quella di Cecchini è coerente da ogni punto di vista coi principi dell’arte contemporanea: un’arte che occupa il territorio, senza chiedere l’autorizzazione e aggiungendo per giunta un effetto di imprevisto. L’anarchia è un tratto tipico dell’arte contemporanea”.

Tant’è. Cecchini, è anche ricercatore per il “Laboratorio Letteratura Futurista” curato dall’Associazione Italiana Transumanisti ed è inserito dalla casa editrice Taschen nel catalogo “Trespass: Uncommissioned Public Art” (2010), come un’importante e significativa realtà artistica internazionale proprio per la performance realizzata nella Fontana di Trevi. Una cosa è certa: la pagina Wikipedia di Graziano Cecchini è stata rimossa, e non è mai più ricomparsa se non in lingua inglese, dopo la seconda incursione dell’artista a Fontana di Trevi.

Tiziana Pikler