I consigli dell’architetto: godiamoci un’estate tutta a colori

Con l’estate ormai esplosa, proviamo il desiderio di far dialogare i nostri ambienti interni alla casa con gli spazi esterni, di far entrare i colori e la luce. Tuttavia, l’utilizzo del colore all’interno dei nostri spazi domestici è una questione molto discussa, che trova chiusura e conseguente difficoltà nel realizzarsi. A questo proposito, vorrei citare un piccolo volume di David Batchelor, artista e scrittore, pubblicato nel 2000 e diventato ormai un classico: Cromofobia . Leggendo tra le pagine l’autore ripercorre la storia della paura del colore nel mondo occidentale, invitandoci a liberarcene. Questo tipo di paura la ritrovo molto spesso nei miei clienti, i quali vogliono sì intervenire per stravolgere i propri spazi, ma senza “esporsi”, utilizzando palette molto neutre ed impersonali, adducendo a scuse quali: e se poi questo colore mi stanca? Ma Batchelor lo spiega con semplicità; la paura del colore va a braccetto con il conformismo, esprime cioè il nostro inquietante desiderio di essere accettati da tutti, universalmente, esprime quindi una non-scelta. Ciò è impossibile, anzi accettare le nostre personali preferenze in fatto di colore, è in un certo senso come evolversi, affermare sé stessi e le proprie scelte.

Policromia contro monocromia, senza timore
La progettazione d’interni di oggi può contare fortunatamente su di un ricchissimo vocabolario di tinte, materiali, textures, finiture, fantasie, grafiche e tanto altro, un universo di linguaggi in cui il cliente può esprimere sé stesso al meglio, con una definizione dei propri spazi sartoriale. Dobbiamo tenere presente che i colori hanno un’enorme influenza sugli interni, poiché possono influenzare l’umore, l’energia e la percezione di uno spazio. In generale, la scelta dei colori può influire notevolmente sull’esperienza complessiva di un ambiente ben studiato e, di conseguenza, nella qualità della vita di chi lo abita. Progettare con il colore significa scegliere con cura le tonalità giuste per ogni ambiente, tenendo conto della funzionalità e delle esigenze dei fruitori.

È importante quindi considerare alcuni aspetti:
• Lo stile architettonico dell’edificio : il colore deve essere in armonia con lo stile architettonico dell’edificio, rispettando le linee e le proporzioni.
• La luce naturale: il colore può influenzare la percezione della luce all’interno di un ambiente. È importante valutare come il colore reagisce alla luce naturale e artificiale per creare atmosfere e ambienti accoglienti.
• La psicologia del colore: ogni colore ha un significato e può suscitare emozioni diverse. È importante scegliere i colori in base agli effetti psicologici che si vogliono ottenere, ad esempio il blu per creare una sensazione di tranquillità o il giallo per stimolare la creatività.
• La coerenza e l’equilibrio: è importante creare una palette di colori coerente e bilanciata all’interno dell’edificio, evitando contrasti troppo marcati o eccessi cromatici che possano risultare fastidiosi.
• L’uso del colore come elemento di accento: il colore può essere utilizzato per enfatizzare particolari elementi architettonici, come porte, finestre o decorazioni, per creare punti focali all’interno degli spazi.

Personalmente ritengo l’utilizzo del colore un elemento fondamentale, la nuance giusta ha una forza ed un potere enorme nel far risaltare gli interni, una tinta “sbagliata” può danneggiare e rendere scomodo ed inospitale l’ambiente in cui viviamo o lavoriamo, al punto da non volerci stare.

Il colore è il primo elemento di cambiamento di un ambiente, senza grandi investimenti
Personalizzare gli spazi non è quindi facile, come abbiamo detto non bisogna avere paura ma dobbiamo tenere presente che il nostro mondo non è quello della moda: nella casa non cambiamo il colore di pareti e soffitti ogni anno. Ovviamente ci sono colori che vanno di più in determinati periodi, ma le pareti non devono “fare tendenza” e noi professionisti non possiamo decidere per il cliente un colore solo perché è trendy, credo sia giusto scegliere il colore che gli appartiene. Per questo motivo non finirò mai di ripetere che l’ascolto ed il rapporto che si crea con chi si affida a noi è fondamentale.

Dobbiamo essere un po’ sarti ed un po’ psicologi.
Per quanto riguarda le tonalità, la mia scelta va verso colori polverosi (più o meno forti), tinte desaturate che rimangono sempre molto morbide all’occhio, che non “violentano” lo spazio ma lo rendono accogliente ed elegante. I colori brillanti li lascerei sempre e solo per complementi ed accessori, in rarissime eccezioni sui muri perché rischiano di diventare troppo connotanti, troppo installazione: nessuno ha voglia di vivere in un artwork, abbiamo bisogno di spazi morbidi.

La palette da scegliere avrà quindi diverse cromie, tra la più chiara e la più scura, che ci aiuteranno a comporre l’ambiente in maniera bilanciata ed armoniosa, proprio come un abito cucito addosso.

Molte persone sono convinte che utilizzando solo tonalità chiare, la propria casa sembrerà più ampia e più luminosa, ma non è così, purtroppo la mancanza di contrasti tra chiari e scuri toglie carattere all’ambiente, facendolo risultare senza personalità, fascino ed eleganza. Il mio suggerimento è quello di abbandonare il tanto amato total white, che, eccetto rarissimi casi, rende pareti e soffitti piatti ed impersonali.

Ce lo ribadisce anche la cromoterapia, o terapia del colore, una forma di trattamento che utilizza i colori per aiutare le persone a esprimere le proprie emozioni, migliorare il benessere emotivo e promuovere la guarigione. Nella progettazione, la terapia del colore può essere utilizzata per creare ambienti che favoriscano il rilassamento, la concentrazione, la creatività o la stimolazione. Ad esempio, i colori caldi come il rosso e l’arancione possono aumentare l’energia e la vitalità, mentre i colori freddi come il blu e il verde possono favorire la calma e la pace interiore. La terapia del colore può essere utilizzata sia in contesti clinici che in ambienti domestici o commerciali, serve a migliorare il benessere generale delle persone. Forse non saranno le scelte personali a cambiare 2000 anni di cultura innestati sulla cromofobia, ma credo che, nel nostro piccolo, valga la pena affrontare l’argomento con maggiore consapevolezza, per recuperare un ingrediente in più, che può fare davvero la differenza nella quotidiana esperienza della realtà degli ambienti che viviamo e nel piacere che possiamo trarne.

Arch. Annalisa Panerari

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