Calcio a 5 – Milella, mister promozione: “Bruschi Mantova orgoglio della città”

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Milella e Bruschi

MANTOVA Condottiero dell’impresa unica del Mantova Calcio a 5 (cinque promozioni di fila, quattro con lui in panchina, dalla C2 alla serie A1), il coach  Pino Milella si gode il meritato riposo, prima di pensare alla nuova stagione in massima serie, confermato dalla società. «Non è solo merito mio – dice – è stata un’unione d’intenti straordinaria. Abbiamo sempre fissato l’obiettivo, centrandolo. Non è stato semplice, nessuno si mette a tavolino dicendo “voglio vincere il campionato” e ci riesce sempre. Noi, inserendo alcune pedine anno per anno, abbiamo costruito una grande impresa».
 Forse è stata più dura nelle categorie inferiori per Lei: ritroverà la massima serie dopo alcuni anni…
«Infatti. Nelle categorie maggiori ho avuto meno difficoltà nel trovare giocatori che facessero al caso nostro. L’impegno più blando nelle categorie minori metteva un po’ in crisi il mio modo di vedere questo sport: ero abituato ad un certo standard, mi sono dovuto adattare. Con pochi allenamenti a disposizione, con un’organizzazione meno articolata, si faceva più fatica. In questi anni non abbiamo fatto delle pazzie: sicuramente avevo organici di qualità, ma a premiarci è stata una certa coerenza nel lavoro e una capacità collettiva di essere squadra».
 Altre due anime del progetto sono state patron Bruschi e il dg Rondelli.
«Daniele e Cristiano si sono dimostrati capaci ed appassionati. Rondelli ha scommesso su di me, quando nemmeno io credevo a questa scalata. A tal proposito mi ricordo un aneddoto».
 Prego.
«Quando Rondelli mi convinse ad accettare eravamo in C2: mi diceva che avrei portato Mantova in A1. Lo prendevo in giro, ma aveva ragione lui».
 In effetti molti si chiedevano come mai uno come Milella fosse sceso in C2…
«Avevo già esperienza in A1 con Verona, perdemmo i quarti di finale scudetto. Ho sempre fatto parte di questo mondo: dal ‘90 come giocatore, poi da allenatore: Palmanova, Milano, Verona, sempre nelle massime categorie. Poi mia figlia ha avuto un problema di salute, fortunatamente risolto: per starle vicino ho dovuto conciliare il lavoro (per una società di abbigliamento sportivo) e la passione. Il Mantova mi ha permesso questo equilibrio: siamo cresciuti insieme».
 Cosa servirà per restare in A1?
«Confermare l’ossatura, ma anche qualche innesto di categoria superiore. Ci prendiamo una settimana per staccare, poi ci penseremo. Vogliamo giocatori motivati, che sposino la causa».
 La causa in una “casa” adeguata…
«L’A1 deve essere un motivo di vanto per i mantovani, speriamo si trovi la chiave giusta per rimodernare il Neolù, per renderlo funzionale e fruibile anche per il quartiere».