Calcio – La seconda vita di Gaetano Caridi

Gaetano Caridi ai tempi del Mantova
Gaetano Caridi ai tempi del Mantova

MANTOVA Dopo  Manuel Spinale, la serie di interviste ai grandi ex giocatori del Mantova del recente passato prosegue con un autentico idolo del popolo biancorosso:  Gaetano Caridi. Per lui ben 12 stagioni con la maglia dell’Acm, in due periodi destinti. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo lo scorso giugno, ha accettato la proposta di  Alberto Gilardino, che gli ha chiesto di affiancarlo alla guida della Pro Vercelli (Serie C). «In realtà – racconta – , quando me l’ha chiesto non aveva ancora firmato con nessuno. Io comunque gli ho detto di sì. Tra me e Alberto, lo scorso anno al Rezzato, s’era creato subito un bel rapporto. Ai primi di giugno mi ha chiamato, senza però farmi la proposta. Ci girava intorno, prima voleva capire se davvero avrei smesso di giocare». Poi la proposta è arrivata e il Tano ha accettato: «Tornare a Vercelli, dov’ero già stato da calciatore, mi avrebbe allontanato da mia moglie e dai miei figli, che sarebbero rimasti a Mantova. Ma loro mi hanno dato il via libera e così sono andato».
Il bilancio della stagione è più che positivo: «La squadra era stata smantellata – continua Caridi – . Siamo ripartiti con un organico di giovani e tre soli esperti. Quanto a minutaggio (dei giovani,  ndr) siamo diventati la prima squadra a livello nazionale. Io ho a che fare soprattutto con chi gioca meno: è un lavoro anche psicologico, perchè devo far capire che tutti sono importanti. Quando ero calciatore non ci credevo tanto, ma da allenatore vedi le cose in maniera diversa… Lavorare in queste condizioni non è facile, ma ti fa crescere e ti gratifica se i risultati arrivano». Sono arrivati sì: la Pro Vercelli occupa il 14esimo posto e al momento sarebbe salva. Vanta 4 punti di vantaggio sulla zona play out, con una partita in meno: quella contro il Novara. «Il giorno prima – spiega Gaetano – il nostro presidente ci ha convocati per dirci di non scendere in campo. Aveva percepito la gravità dell’emergenza Coronavirus, anche se non era ancora scoppiata a livello nazionale. Siamo finiti su tutti i giornali. I fatti hanno confermato che una decisione più giusta non si poteva prendere».
E così Caridi è tornato a Mantova, in attesa degli eventi. «Siamo blindati in casa – racconta – . Almeno mi godo la famiglia, anche se è difficile arrivare a sera. Del resto, non si può fare altrimenti: è una situazione surreale, non credevo potessimo arrivare a questo punto. Mi preoccupa l’intasamento dei reparti di terapia intensiva. Non riesco nemmeno a immaginarmi quando ne usciremo. So però che saremo più forti».
L’ultimo argomento della chiacchierata è d’obbligo: il Mantova. «Sono contento – dice il Tano – perchè forse è l’anno buono per tornare tra i professionisti. Dove il Mantova merita di stare. Mi spiace solo per questa lunga sosta: il Mantova ha tutto da rimetterci. Ma la qualità del gruppo dovrebbe consentire di portare la nave in porto». Il pensiero finale, l’ex numero 10 biancorosso lo dedica ai tifosi: «Ho visto il bellissimo striscione che hanno affisso davanti all’ospedale. Ancora una volta la curva ha dimostrato di essere presente nelle occasioni che contano, quelle che vanno oltre il calcio ed il tifo. È giusto riconoscerglielo».