Calcio – Stefano Franchi: “Quel legame indissolubile con la Te”

Stefano Franchi
Stefano Franchi

MANTOVA Provateci voi a indossare la maglia di uno degli idoli assoluti della Curva Te ed entrare subito nel cuore dei tifosi. Mica facile, per niente. Capitò invece a  Stefano Franchi che nel 2010-11, prima stagione post-fallimento con ripartenza dalla D, ereditò il numero 10 da  Caridi (da qui il soprannome “Tanino”) e fu uno degli artefici del trionfo in campionato. «Ero più incosciente di oggi – racconta – . Per la prima volta approdavo in una grande piazza, non mi era mai capitato di giocare con così tante persone a sostenerti dietro la porta. Ancora adesso se ci penso mi vengono i brividi. Fatto sta che mi lasciai trascinare dall’entusiasmo dei mantovani, senza timori. A Mantova ho trascorso tre anni stupendi. Il primo è stato veramente ricco di gioie. Ma ricordo con piacere anche gli altri due, nonostante qualche vicissitudine societaria». Il legame con i tifosi è rimasto molto forte: «Mi invitano sempre alla Festa Biancorossa alla Bocciofila. Purtroppo in quel periodo sono sempre in vacanza, ma prima o poi avrò modo di andarci. L’anno scorso sono tornato al Martelli da ex, con la Pergolettese in Coppa Italia. In curva c’era lo striscione “Franchi uno di noi”, che poi gli ultras mi hanno regalato. Un bellissimo gesto».
Stefano segue ancora le sorti del Mantova: « Minincleri, con cui ho giocato a Piacenza e Rezzato, è un mio grande amico e ci sentiamo spesso. Spero davvero di vedere il Mantova in C l’anno prossimo: è il minimo che una piazza così possa meritare». Nel frattempo è rimasto alla Pergolettese, che occupa il primo gradino della zona play out nel girone A di Lega Pro: «Eravamo partiti malissimo – racconta – , sembrava una stagione compromessa. Poi, con la promozione del viceallenatore  Albertini, siamo risaliti in classifica. Speriamo che a maggio si possa riprendere a giocare».
Stefano, che abita a Rodengo Saiano con la compagna  Michela, sta vivendo questo periodo drammatico con stati d’animo contrastanti: «Da un lato – dice – sono preoccupato come tutti. Il Bresciano è una delle zone più colpite: dalla mia casa sento un gran silenzio e ogni tanto un’ambulanza. Fortunatamente io e la mia famiglia stiamo bene, però sono 10 giorni che non vedo i miei genitori. Dall’altro lato sono felice perchè a settembre nascerà il mio primo figlio. Non sappiamo ancora se maschio o femmina. Spero soltanto che, quando arriverà il giorno, questo brutto periodo sia definitivamente alle spalle». Sottoscriviamo.