Cinghiate e botte alla moglie per gelosia, 51enne stangato

MANTOVA Ossessionato dalla gelosia nei confronti della moglie si era reso responsabile di diverse condotte violente perpetrate nei confronti di questa, anche in presenza della figlia minorenne. A processo circa le ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate era così finito un 51enne rumeno residente a Rivarolo Mantovano. I fatti a lui ascritti risalivano nello specifico al periodo compreso tra la primavera del 2018 e il dicembre del 2019.
Stando infatti alla ricostruzione inquirente il rapporto tra i due aveva preso a incrinarsi quando l’uomo, leggendo alcuni messaggi WhatsApp sul cellulare della consorte, e avendoli attribuiti ad una relazione extraconiugale della donna, l’aveva assalita colpendola con una cintura, continuando poi con calci e pugni su diverse parti del corpo e procurandole in siffatta occasione diverse lesioni alle gambe. Ricoverata all’ospedale di Asola era stata quindi dimessa con quindici giorni di prognosi costringendola a chiedere ospitalità a casa di un’amica.
Successivamente le aveva pure impedito di fare qualsiasi cosa al di fuori del proprio lavoro e della cura della famiglia, minacciandola in modo reiterato ma anche aggredendola fisicamente a suon di calci, pugni e lancio di oggetti; il tutto aggravato dalla presenza di minori nonché dal suo abituale stato di ubriachezza. Inoltre, l’aveva pure raggiunta sul posto di lavoro minacciando chi si era messo dalla parte della donna. Nell’ottobre del 2019, accusando la moglie di essersi intrattenuta durante il turno pomeridiano in pasticceria con i suoi “diversi amanti”, l’aveva infine minacciata e offesa tanto che la vittima si era vista costretta a far intervenire i carabinieri di Acquanegra sul Chiese.
Circostanze queste che, ieri in sede di requisitoria, hanno portato il pubblico ministero Michela Gregorelli a ritenere provata la penale responsabilità dell’imputato circa entrambi i capi d’accusa e avanzando pertanto nei suoi confronti una richiesta di condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Istanza, accolta pressoché integralmente dal collegio giudicante che a carico del 51enne ha così quantificato una pena finale pari a 3 anni e 3 mesi.