Stalking e violenza sessuale, chiesti 6 anni per il vigile urbano

MANTOVA Sei anni di reclusione a fronte della riconosciuta responsabilità circa i reati di violenza sessuale, stalking, violenza privata e peculato. Questa la richiesta di condanna avanzata ieri dal pubblico ministero Silvia Bertuzzi, nei confronti di un 41enne agente della Polizia Locale, dapprima in servizio a Suzzara e dopo qualche tempo, passato di stanza all’Unione di comuni della Bassa Reggiana. Ampio in tale caso di specie il novero delle accuse a lui ascritte comprensivo altresì delle fattispecie di abuso d’ufficio e omessa custodia di armi e munizioni; ipotesi queste ultime per le quali il magistrato inquirente ha però proposto l’assoluzione dell’imputato, finito a processo per fatti occorsi tra il 2015 e il 2019.
Nello specifico, stando a quanto ricostruito in sede dibattimentale, tutto sarebbe degenerato quando l’uomo, stante la decisione unilaterale di un ragazzo, di diversi anni più giovane e conosciuto quando questi era ancora minorenne, di troncare con lui ogni sorta di relazione, avrebbe preso a molestarlo in maniera reiterata. Condotte persecutorie consistite in pedinamenti e appostamenti sotto casa della presunta vittima – a processo in qualità di parte civile unitamente all’Unione di comuni della Bassa Reggiana – nonché presentandosi nella scuola, sul treno o in altri luoghi da lui frequentati fino ad arrivare ad inseguirlo con l’auto di servizio o inviando altresì lettere diffamatorie direttamente a lui o a suoi conoscenti più stretti. Inoltre, mediante abuso di autorità e minaccia avrebbe preteso e ottenuto dal giovane rapporti sessuali non consenzienti. In questo caso di specie gli abusi sarebbero stati perpetrati ricattandolo circa l’eventualità di mostrare alla sua nuova fidanzata, escussa in istruttoria quale testimone della pubblica accusa, fotografie che lo ritraevano in atteggiamenti intimi con lui. Ipotesi accusatorie queste tutte respinte con forza dall’imputato in sede d’esame. Per il Pm invece quanto addotto al processo, sia tramite la parte lesa che gli altri testi auditi, sarebbe più che esaustivo a provare la penale responsabilità dell’accusato. La sentenza è attesa il prossimo 14 aprile