MANTOVA Autorità, intellettuali, artisti e molto pubblico incuriosito da una personalità davvero eccezionale hanno riempito la sala del plenipotenziario in piazza Sordello per assistere alla presentazione del libro Don Costante Berselli – L’avventura di una vita tra fede, cultura, battaglie curato dallo storico Giancarlo Malacarne e dal giornalista Rai Fabrizio Binacchi. Il lavoro è stato edito dalla Voce di Mantova con il patrocinio del Comune di Mantova e della Provincia e si avvale delle presentazioni del sindaco Mattia Palazzi, del presidente Carlo Bottani e del vescovo mons. Marco Busca.
Al tavolo dei relatori, con i due curatori, si sono avvicendati gli autori del volume miscellaneo Paola Bulbarelli, don Giovanni Telò, Davide Mattellini, assente per impegni il professor Claudio Fraccari, ma anche il sindaco Palazzi, che ha voluto rendere testimonianza della città verso un sacerdote davvero straordinario morto trent’anni fa, il 7 ottobre 1994, ma ancora in grado di esprimere valori importanti, sia pure nel rischio – ha sottolineato – che le nuove generazioni finiscano per dimenticare tanto patrimonio di idee e di vita.
Nel caso di don Costante, in particolare, siamo di fronte a un fenomeno complesso che corre fra fede e impegno sociale, fra un’immensa cultura affidata a grandi opere di vaglia e una costante attività intellettuale di polemista. Davvero è il caso, ha sottolineato il sindaco, di recuperare queste forti personalità che non possono essere o rimanere solo gli eponimi di strade o biblioteche. Da qui lo spunto lanciato da Mattellini e caldeggiato anche da Binacchi di prendere in considerazione l’idea di dare seguito al tributo per Berselli con altre straordinarie personalità ecclesiastiche che tanto hanno segnato la mantovanità, da Folengo a Bettinelli, da Anacleto Trazzi a don Mazzolari.
Binacchi si è comunque soffermato sull’aspetto giornalistico di don Costante, cui si deve fra l’altro la fondazione della Cittadella, il settimanale della Diocesi, ma soprattutto sul dibattito che lo stesso Berselli riuscì ad animare dalle pagine dei quotidiani locali con lo pseudonimo di “Pievano”. Parole al curaro avallate con vivo compiacimento dall’allora direttore Rino Bulbarelli soddisfatto della curiosità che suscitava quel nom de plume scagliato contro maggiorenti e istituzioni.
Proprio Paola Bulbarelli ha portato il suo contributo di ricordi personali quando ancorché adolescente assisteva alle frequentazioni dei genitori con don Costante. Una presenza viva in grado di spaziare nelle conversazioni dalla politica alla cucina (specie quella di tradizione locale della quale era un grande cultore, come pure trattato da Fraccari nel saggio raccolto nel libro), sino a smantellare a parole la gerarchia del clero mantovano e nazionale.
Dettagliatissimo e preciso poi l’intervento di don Telò che ha ripercorso le tappe dell’impegno politico, democratico e libertario, assolutamente avverso a ogni totalitarismo, che indusse don Costante a fondare la prima cellula mantovana del Cln, ma anche a patirne le conseguenze, quando nei primi giorni d’agosto del ’43, scoperto dalle SS, venne arrestato assieme ad altri cinque partigiani, e tutti vennero deportati a Dachau. Di loro sei, solamente due ritornarono a casa, una volta liberato il lager dalle truppe americane nel maggio del ’45.
A Malacarne, che fra tutti è quello che ha avuto più frequentazioni col sacerdote nei suoi anni estremi, è toccato il compito di ricordarne le battaglie di principio è toccato ricordare gli ultimi anni di questo monumento di scienza e fede, sino all’umiliazione della malattia nel letto della casa di cura, dalla quale ne uscì solo per ricevere gli ultimi insulti durante l’omelia funebre pronunciata per lui da un sacerdote avverso al suo energico temperamento.
Il libro sarà nelle edicole come supplemento alla Voce di martedì 10 settembre, o potrà anche essere prenotato nelle stesse, o ancora acquistato direttamente nella nostra sede di piazza Sordello 12.