MANTOVA Un indice di criminalità di 2.912,7 denunce ogni 100mila abitanti su un totale di 11.856 denunce, il 24% delle quali relative a reati avvenuti nel capoluogo. Cifre che mettono Mantova al 73° posto tra le province più pericolose d’Italia. La graduatoria, stilata da Il Sole 24 Ore Lab è riferita ai reati del 2023, e vede ai vertici nazionali Milano, Roma e Firenze. A Mantova però il crimine c’è ma non si vede; la nostra provincia guadagna posizioni con le denunce per violenza sessuale (incidenza 12 su un totale di 49 casi che valgono il 32° posto a livello nazionale) ma soprattutto con i delitti informatici, per i quali Mantova è al sesto posto in Italia con un’incidenza di 95,8 per 390 denunce presentate al riguardo lo scorso anno. Considerando che Mantova non più di due anni fa era la prima provincia italiana per questo genere di reato, il fatto che sia scivolata al sesto posto può essere letto in due modi: i reati informatici sono calati oppure ci sono province in cui le cose sono peggiorate su questo fronte. Più che probabile la seconda ipotesi a fronte del fatto che la previsione per l’anno in corso è di un ulteriore aumento del volume d’affari di questi gruppi criminali nel Mantovano. Infatti a oggi risulta che i mantovani ci abbiano già rimesso poco meno di due milioni di euro. La tipologia più frequente in materia di reato informatico è quella del trading online, una forma di investimento che a dispetto della dimensione ancora prettamente contadina della nostra provincia ha preso piede già da qualche anno, con la relativa impennata di denunce che ha portato Mantova ai primi posti a livello nazionale. Il modus operandi di questo professionisti della truffa è molto semplice: contattano la loro vittima presentandosi come broker per società dai nomi altisonanti e convincono il loro interlocutore a fare un investimento molto vantaggioso. Di solito il primo investimento è molto basso, sui 250 euro, e questo serve a vincere la diffidenza del cliente da spennare. Seguono poi aggiornamenti sull’esito dell’investimento tramite piattaforme fasulle, che “naturalmente” ha dato forti profitti e questo finisce per convincere la vittima a investire altri soldi, sempre più soldi. L’identikit della vittima è in prevalenza maschile fra i 30 e i 60 anni, senza distinzione di categoria professionale, spesso individuate tramite i social. C’è chi si accorge di essere stato derubato dopo avere rilanciato fino a 30mila euro, ma ci sono anche casi da 300mila euro e chi finisce per fare debiti sperando nei soldi facili, che però finiscono sui conti esteri di questi falsi broker che li fanno sparire e spariscono.