Aggredì suocera e compagna, il perito: nessun rischio di morte

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MANTOVA Un tentativo di asfissia meccanica potenzialmente letale per entrambe le persone offese stante attività di strozzamento. Questo quanto riassunto in aula, nella precedente seduta dibattimentale, dal consulente tecnico del pubblico ministero nel processo che vede sul banco degli imputati per le ipotesi di duplice tentato omicidio ai danni della compagna e della suocera un 52enne di Borgo Virgilio. In particolare, secondo l’esamina della dottoressa Giovanna Del Balzo della medicina legale dell’Università di Verona, le lesioni riportate al collo dalle due donne, benché alla fine risultate non precipuamente gravi con prognosi di una quindicina di giorni ciascuna, avrebbero comunque potuto portate alla morte delle stesse a fronte di una pressione più insistita e duratura.
Tesi questa diametralmente contraria con quanto addotto in ieri in istruttoria dal perito della difesa, la dottoressa Sara Mantovani della medicina legale di Modena secondo cui, al contrario della collega, i traumi riscontrati ed indicati da contusione oltre alla lievità di entrambi i referti ospedalieri, non sarebbero connotanti un pericolo di vita per entrambe le due parti lese. Sulla scorta di tali opposte diagnosi il collegio dei giudici, presieduto da Gilberto Casari, ha quindi provveduto a nominare un proprio perito onde diramare ogni dubbio di sorta emerso dalle diverse relazioni di parte. Segnatamente i fatti addebitati all’imputato, difeso nella circostanza dall’avvocato Luca Faccin, risalirebbero al 12 agosto 2019 quando, mentre si trovava agli arresti domiciliari per un reato commesso in provincia di Brescia un mese prima, dopo aver infilato un paio di guanti di lattice, avrebbe dapprima afferrato per il collo la madre della propria compagna, gettandola a terra e, una volta salitole sulla schiena, colpendola quindi con una raffica di pugni alla nuca al punto da farle perdere i sensi. Qualche minuto più tardi avrebbe quindi proseguito nel proprio intento delittuoso assalendo pure la compagna, nel frattempo rincasata, a suon di violenti colpi alla testa, al collo e alla spalle, per poi tentare di strozzarla. Solo la disperata reazione di entrambe le donne avrebbe però evitato il peggio. Oltre a ciò l’uomo è chiamato altresì a rispondere dell’ipotesi di evasione dai domiciliari, fattispecie di reato occorsa a stretto giro dalla doppia aggressione. Per entrambe le presunte vittime (non costituitesi però come parti civili), la prognosi era stata di un paio di settimane, ma per altri quaranta non sarebbero state in grado di attendere alle loro normali attività. Il movente, nemmeno riportato nel capo d’imputazione, è sempre rimasto sconosciuto.
Per quanto concerne la suocera questa raccontò di essere stata aggredita mentre guardava la televisione senza aver mai capito il motivo.
Versione ridimensionata dallo stesso accusato che sempre nell’ultima seduta ha reso il proprio esame: «Ero in casa e senza motivo ha preso ad insultarmi, indicandomi come delinquente e che dovevo andarmene da lì perché la relazione con sua figlia era finita e lei aveva già un altro. Visto che il diverbio non si placava io, preso dalla rabbia, le ho dato una sberla facendola cadere. In quel momento è rientrata la mia ex che, vedendo la madre sanguinare dal naso, ha preso le sue difese. Così ne è nata una zuffa tra noi due e lei mi ha afferrato per i testicoli. Poi impugnata una scopa sono stato preso da entrambe a bastonate in testa. Riuscito a divincolarmi in qualche modo me ne sono andato via in bicicletta per poi venire rintracciato dai carabinieri dopo due settimane». Prossima udienza l’8 maggio.

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