L’ultimo caffè del Bar Gaetti. La crisi chiude lo storico locale di Campitello

CAMPITELLO   Tre generazioni tra ristoratori e baristi, ma ora è arrivato il momento di dire basta, perché i costi di gestione superano quelli di incasso. Colpa della crisi, ma non solo. A raccontare la parentesi del Bar Gaetti che inevitabilmente oggi si chiude, i titolari  Daniele Gaetti e Mara Viviani, in sella dal 1984 nello stesso edificio di fronte alla centralissima piazza Garibaldi. “E’ decisamente un grande dispiacere – spiegano con quel legittimo filo di rammarico -, ma siamo arrivati ad un punto di non ritorno”.
All’incedere della crisi non c’è modo di sottrarsi e anche chi è forgiato da anni di attività deve piegarsi e cedere il passo. Fintanto che i paesi sono rimasti… paesi ovvero luoghi di aggregazione, di vita vissuta e di crescita, dove il tempo era il paese stesso, il bar inteso come tale era il punto di riferimento per eccellenza. Ci si trovava a metà mattina, ci trovava per il caffè e la partita a carte dopo pranzo e anche dopo cena il ritornello era lo stesso. In estate, addirittura tutti fuori a fare filos cavalcando il tempo tra un gelato e quattro chiacchiere. Il Bar Gaetti è stato ancora di più, perché fin dall’inizio accanto all’attività di bar è stato prima trattoria, poi pizzeria e gelateria. Li faceva Daniele i gelati, le pizze papà Carlo e la pasta fatta in casa mamma Angela facendo dell’attività una vera e propria impresa familiare.
La storia muove i primi passi negli anni 50 con la Locanda Italia all’inizio del paese nella centrale via Vitellio vicino alla statale, dopo di che la trasformazione pochi metri più in là verso la piazza con la trattoria Il Cacciatore. E’ nel 1965 che il bar Gaetti trova la sua attuale dimensione in piazza Garibaldi, dove papà Carlo, di professione muratore, ha costruito lo stabile che ospita il bar facendosi aiutare solamente nella realizzazione dei soffitti. Mara e Daniele con il sorriso sulle labbra parlano del passato, guardano con insofferenza al presente e con fiducia volgono il proprio sguardo al futuro consapevoli di essere riusciti a scrivere un indelebile pezzo di storia della vita di un paese che ha ormai fagocitato anche se stesso.