Tea, tanti utili che finiscono in costi manageriali e nelle bollette degli utenti

MANTOVA – Assemblea di Tea ieri mattina con scarsa partecipazione (solo una trentina degli oltre 50 Comuni soci) e comunque almeno 8 di essi, tra cui Poggio Rusco e Castiglione delle Stiviere sono intervenuti criticamente nella discussione votando contro il bilancio consuntivo 2020 e la divisione degli utili.
Il primo cittadino di Magnacavallo  Fabio Zacchi e il collega di Castiglione Enrico Volpi hanno sottolineato in particolare diverse criticità e molti dubbi sulla gestione del gruppo. Su 5 milioni di ricavi in più rispetto all’anno precedente, 4,6 riguardano, in parti uguali, maggiori oneri per le società operative per l’utilizzo di impianti di proprietà della capogruppo (soprattutto la discarica di Mariana Mantovana) e per servizi manageriali e amministrativi offerti da Tea Spa alle società da essa controllate. «Si fanno quindi maggiori ricavi e utili sulle spalle delle aziende che erogano i servizi ai cittadini e alle imprese e che poi si vedono costrette ad aumentare le tariffe per far fronte a questi maggiori costi», ha rilevato Zacchi.
Non solo. A detta dei sindaci critici non si capiscono le ragioni dei maggiori costi manageriali e amministrativi quando le attività gestite da Tea sono rimaste pressoché invariate e il personale del gruppo è aumentato di 32 unità (un altro dirigente, 22 impiegati e 9 operai) di cui solo 8 nella capogruppo.
Tra le voci attive sono aumentati di molto i crediti, in particolare verso le controllate, ma di contro il fondo che dovrebbe coprire eventuali svalutazioni dei crediti diminuisce. È stata rivalutata in aumento la partecipazione in Enipower Mantova per 1,3 milioni andando così ad aumentare l’utile lordo, ma aumentare adesso il valore di una partecipazione storica, sostiene Zacchi, rischia di creare dei problemi in futuro «quando molto probabilmente si dovrà svalutare». Un’ultima critica va all’ammontare complessivo degli investimenti del gruppo che è diminuito nel 2020 di 2,2 milioni rispetto al 2019, passando da 32,7 milioni a 30,5: un livello ben lontano dal programma di 300 milioni in 5 anni (uns media di 60 milioni all’anno) lanciato nel piano industriale 2019-2023.
Da ultimo i soci hanno votato contro anche alla proposta di divisione dei dividendi perché secondo i primi cittadini critici è stata accantonata a riserva statutaria una cifra più bassa rispetto al minimo previsto dallo statuto societario, ovvero il 20% degli utili divisibili, aumentando così indebitamente i dividendi per i Comuni soci. «Auspichiamo un vero cambio di rotta nella gestione della multiutility nell’interesse delle famiglie e delle imprese mantovane» conclude Zacchi.