Imprenditore di Viadana arrestato per truffa e frode fiscale nello smaltimento di rifiuti

MANTOVA/VIADANA Nella mattinata odierna gli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza hanno eseguito 6 arresti, 21 perquisizioni in abitazioni private e presso sedi di società in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna oltre che al sequestro di 2,5 milioni di Euro. L’Operazione, eseguita con l’ausilio degli omologhi Uffici e Reparti competenti per territorio, ha coinvolto le Province di Mantova, Parma, Milano, Monza Brianza, Novara, Lecco e Reggio Emilia.

Le complesse indagini di Polizia Giudiziaria sono state dirette dalla dott.ssa Sveva De Liguoro – Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Verbania.

Tre sono le società coinvolte e complessivamente dieci sono le persone (molte delle quali con precedenti penali) indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e truffa.

Tra gli arrestati vi è C. A., 43enne imprenditore residente a Viadana (MN), socio della Azienda “R.S.” di Parma, sorpreso questa mattina all’alba presso la propria abitazione dagli Agenti della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza. Dopo le attività di Polizia Giudiziaria effettuate presso gli Uffici di Piazza Sordello, C. A. veniva trasferito presso la Casa Circondariale di Via Poma a disposizione della Autorità Giudiziaria.

 Altri 4 arrestati sono residenti a Domodossola, fra i quali figura P.B, di Melito Porto Salvo (Rc), che gestisce dal 2006 una società di smaltimento rifiuti in Ossola, P. G. M. e R.C dipendenti della suddetta società. Tra gli altri arrestati risulta F.R, dipendente della R.S con sede in Provincia Parma, una delle società coinvolte, e L.R.G originario di Cutro (KR) e residente in provincia di Parma.

 

La RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ed altre società operanti nel settore trasporti, nel tempo hanno appaltato lavori relativi alla rimozione, smaltimento e sostituzione del ballast, pietrisco posto alla base dei binari ferroviari che dopo un determinato periodo perde le caratteristiche tecniche. Per tale ragione il ballast, una volta rimosso, deve essere trattato presso un impianto specializzato per poi essere eventualmente impiegato per altri usi diverso da quello ferroviario.

Le indagini hanno permesso di evidenziare che la R. S. di Parma, che rimuoveva il ballast, non inviava il materiale alla società ossolana, così come risulta dai documenti. Il sistema di frode veniva realizzato attraverso dei viaggi simulati che venivano mascherati con formulari falsi compilati dalla R.S e con delle false fatture emesse da parte dell’azienda di Vogogna.

Le indagini venivano avviate in seguito ad accertamenti effettuati in relazione ad un altro reato denunciato nell’ambito di un contenzioso tra due soci della ditta di Vogogna (VB).

Da ciò si acquisiva notizia dei rapporti economici esistenti tra quest’ultima e una società di trasporti e movimento terra sita a Parma; la società ossolana che, tra l’altro, era da tempo gravata da ingenti debiti verso l’erario e il sistema bancario grazie agli introiti con la società parmense riusciva a non aggravare ulteriormente la sua posizione.

Gli approfondimenti investigativi effettuati dagli uomini della Polizia anche attraverso numerosi pedinamenti e sopralluoghi, oltre che mirati accertamenti e attività tecniche, permettevano di riscontrare alcune criticità nella gestione degli affari tra le due società e di rilevare lo spessore dei soggetti coinvolti.

Contemporaneamente, la Guardia di Finanza ha svolto indagini finanziarie sulle medesime società finalizzate a verificare anomalie relative al fatturato che nel giro di pochi mesi si era quasi triplicato per la società domese. Inoltre, l’approfondimento delle segnalazioni per operazioni sospette ha permesso ai finanzieri di far emergere le anomalie nella gestione dei conti correnti societari che evidenziavano un sistematico prelevamento di contanti da parte della società ossolana. E’ risultato inoltre che L.R.G. effettuava operazioni per conto della società parmense anche se lo stesso non aveva cariche nella stessa.

La convergenza investigativa e la attiva collaborazione tra Polizia di Stato e G. di F. ha permesso di riscontrare gli elementi raccolti con la capillare analisi finanziaria, riuscendo a ricostruire il flusso economico tra le varie società coinvolte e a svelare le false fatture emesse per simulare attività in larga parte inesistenti.

È eloquente una conversazione tra P.B e L.R.G. in cui l’imprenditore domese chiedeva di inviare “un ciuccio” a Vogogna (Vb), ovvero un camion che avrebbe dovuto girare all’interno dell’impianto per effettuare delle false pesate al fine di emettere delle false fatture.

La ottima riuscita dell’attività d’indagine grazie al coordinamento e alla direzione da parte dell’A.G. di Verbania è il  frutto di una sinergica operazione svolta fra la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza che ha appurato che oltre 250mila tonnellate di materiali, non hanno mai raggiunto l’impianto ossolano, nonostante risultasse la loro movimentazione dai documenti contabili e di trasporto.