Doccia fredda e senza preavviso, la categoria è sul piede di guerra

MANTOVA – L’annuncio del premier Conte nel spiegare dettagliatamente, si fa per dire, il nuovo decreto anti Covid: “Parucchieri riaprono il primo giugno”, peccato che sia un lunedì, giorno di riposo, praticamente sa sempre, della categoria. Ma la beffa non finisce qui, visto che il giorno dopo è la Festa della Repubblica e quindi se ne riparla il 3 giugno, tra più di un mese. Le parole del presidente del consiglio hanno creato malcontento tra gli operatori della categoria, gli ultimi ad aprire con i centri estetici, i bar e i ristoranti. Rabbia dettata da due motivazioni, la prima perchè come data sia stata scelto proprio un lunedì, e questo a loro avviso sottolinea quanta poca importanza sia data al settore. La seconda perchè, alla vigilia della conferenza stampa, la data più accreditata sembrava esse il 18 maggio. «Ora basta. Sappiamo come fare per il distanziamento, fateci lavorare. Siamo attrezzati per le misure di sicurezza per il Covid, non possiamo rimanere chiusi ancora – sbotta  Isa Papotti , parrucchiera e titolare del suo salone a Volta Mantovana -. Ma con cosa pensano che sopravviviamo, forse con i 600 euro che il governo ci ha dato? Una miseria che non serve nemmeno per pagare l’affitto. Noi non vogliamo la carità di nessuno, vogliamo solo lavorare. Mi si deve spiegare, poi, la differenza di pericolo di contagio, tra uno che entra in metropolitana o sale sul bus ed un cliente che entra su prenotazione, con le dovute precauzioni, in un salone di parrucchieri?. Noi, quando inizieremo, siamo obbligati ad accogliere un cliente ogni 40 metri quadri e, ovviamente, uno per volta. Capisco che prima si debba tutelare la salute delle persone, ma noi parrucchieri già sanificavamo e disinfettavamo ancora prima dell’arrivo del Covid». «Finora siamo stati in silenzio, ma adesso è giunto il momento di far sentire la nostra voce», afferma   Alessandra Moretti , parrucchiera titolare del negozio “A regola d’arte” di Moglia -. Come persone e come lavoratori non meritiamo tutto questo. Abbiamo accettato di buon grado di chiudere l’11 marzo per tutelare la nostra salute e quella dei nostri clienti. Ma c’è un limite a tutto! Noi siamo pronti a lavorare con mascherine, guanti, visiere, anche ad avere un cliente alla volta nel salone, anche a tagliare i capelli di notte e a sanificare di continuo, ma abbiamo bisogno e diritto di lavorare. Poi mi chiedo ma se dal 4 maggio, per disgrazia, la curva dei contagi tornasse a salire noi quando riapriremo? A dicembre?».
Preccupata anche Benedetta titolare del Negozio Chiara in città. “Per me è stata una doccia fredda la decisione di Conte: non me l’aspettavo anche perché le voci che circolavano erano diverse. Peccato, ero già pronta per ripartire. Poi sono convinta che tra un mese non cambierà nulla rispetto ad oggi. Quello che dovremo fare per adeguarci alle norme sanitarie lo potevamo fare anche adesso in questa manciata di giorni. Ci hanno dato 600 euro, che sono serviti a malapena a pagare le bollette e nonostante ci siamo attrezzati per fornire la clientela con i prodotti, le perdite sono parecchie. In ogni caso dovevano avvertirci prima. Le abusive? Lavoravano anche prima in nero e lo fanno e lo faranno ancora…”. A Campitello il negozio Mara è un’istituzione: “Avevo già fatto sanificare il negozio, ero convinta di aprire, invece è arrivata questa ferale notizia. Ci hanno illuso. Vero, ce ne faremo una ragione perché alla fine è più importante la salute del lavoro, ma tanti colleghi sono davvero sul piede di guerra e tanti altri quasi rassegnati perché la situazione inizia ad essere pesante. Andiamo avanti con la consegna a domicilio, ma le spese sono ancora tante e i 600 euro un palliativo. Pensiamo a quando ricominceremo con i negozi pieni e il lavoro per tutti. Speriamo arrivi qualcosa a fondo perduto dallo Stato”. Voce fuori dal coro, invece, è Eleonora Frittoli, titolare del negozio “Mystyle” di Buscoldo: «Quella di aprire il primo giugno la trova una scelta intelligente, Credo che iniziare a lavorare prima, nonostante la perdita enorme di denaro, sia troppo pericoloso. Sono sicura che posticipando a giugno il ritorno al lavoro, ripartiremo tutti più forti di prima. Noi parrucchieri siamo una categoria di persone semplici, ma molto forte e non molliamo, dobbiamo solo smettere di lamentarci”. (s.)