Botte a un paziente disabile, denunciato un 71enne

Aggredito un uomo ricoverato in oncologia

02 ospedale

MANTOVA Aveva detto, anzi spiegato a gesti, essendo sordomuto, di non sapere chi fosse il suo aggressore. Si è poi scoperto che il suo aggressore, invece lo conosceva benissimo, al punto che sapeva dove trovarlo, anche quando non era a casa, e non ha esitato ad andare a cercarlo in ospedale, dove era ricoverato per un day-hospital. Un paziente disabile ricoverato in Oncologia è stato aggredito da un uomo per quella che inizialmente sembrava una tentata rapina, ma che in seguito si è invece rivelata tutt’altra faccenda. Il fatto è accaduto nei primi giorni del 2019, quando  S.M., un 71enne di nazionalità ucraina si è presentato nel reparto di Oncologia in cui si trovava ricoverato un suo connazionale. Che non si trattava della solita visita a un malato era apparso chiaro fin da subito. Il 71enne si era avventato sul suo connazionale, più giovane di qualche anno, e lo aveva strattonato nel tentativo di strappargli di mano un tablet. Qualcuno si era accorto diu quanto stava accadendo e aveva dato l’allarme. L’aggressore era stato costretto a fuggire a mani vuote e l’aggredito era stato trovato sul pavimento. Quest’ultimo aveva spiegato agli agenti che non conosceva chi aveva cercato di strappargli di mano il tablet. era così scattata un’indagine per una tentata rapina impropria terminata l’altro giorno, quando gli agenti della Squadra Mobile hanno rintracciato e identificato l’aggressore. Quest’ultimo ha però spiegato le circostanze di questa aggressione in reparto, ovvero che il suo connazionale gli deve da diverso tempo dei soldi, e che avrebbe cercato di prendergli il tablet come risarcimento di un debito che non era stato saldato. Versione che trovava ulteriore conferma al punto che il 71enne è stato infine denunciato per esercizio arbitrario delle proprie ragioni mediante violenza o minaccia alle persone, reato decisamente meno grave di quello di rapina impropria, visto che la pena minima prevista per quest’ultimo reato è di 4 anni di reclusione, contro la pena massima di un anno prevista per l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni.