Caso Pro-Gest, carta o rifiuti? La perizia diventa un rompicapo

MANTOVA Per poter stabilire natura e qualità del materiale stoccato nel piazzale dello stabilimento Pro-Gest, i consulenti incaricati dal tribunale avevano evidenziato, in sede d’incidente probatorio, la necessità di dover ricomporre le 120mila tonnellate di balle di carta così com’erano in origine; cioè prima che, in ottemperanza alle prescrizioni amministrative vigenti, venissero smembrate e spostate dal piazzale della cartiera ex Burgo in altro luogo.
A tale scopo, durante la seduta interlocutoria di una settimana fa, i tre tecnici incaricati dal giudice per le indagini preliminari Matteo Grimaldi avevano esposto alle parti alcune soluzioni tecniche atte ad appurare con certezza, nonostante l’avvenuto smembramento, se quei lotti fossero realmente composti per lo pìù da materia prima secondaria, come sostenuto dalla società di Villa Lagarina, oppure da cartaccia e quindi rifiuti, come ritenuto invece dagli inquirenti.
Lo stoccaggio di materia prima secondaria comporta infatti, il versamento di una fideiussione di Pro-Gest alla Provincia di Mantova per una cifra decisamente inferiore a quella prevista trattandosi di rifiuti. Circa la percorribilità o meno di queste precise metodologie, atte a fornire una risposta al primo quesito d’indagine, il gip si era quindi riservato. Nella fattispecie a porre tale questione erano stati i periti, Luca Lieti, ingegnere del Politecnico di Milano, Irma Cavallotti, ingegnere chimico di Bergamo, e Giorgio Bertanza, ingegnere dell’Università di Brescia. A questi si aggiungono poi i consulenti di parte, l’ingegner Santo Cozzupoli per la procura di Mantova, Giuseppe Minnini per Stefano Lucchi, direttore dello stabilimento di via Poggio Reale, Paolo Peruzzi per l’azienda veneta e Loredana Musumeci per Bruno Zago. Ieri mattina il giudice, a scioglimento della riserva, ha deciso dunque di avallare la fattibilità di tali progetti, ritenendo tecnicamente possibile ricompattare i lotti sezionati.
Nell’attesa di risolvere questo vero e proprio rompicapo tecnico, tutti gli altri accertamenti in corso d’indagine restano sospesi: questi attengono agli altri quesiti finiti nel calderone dell’inchiesta e relativi in primis alle caratteristiche tecniche e al funzionamento dell’impianto e di ogni altra struttura collegata, in particolare del depuratore e della discarica.
Per proseguire con l’accertamento degli atti autorizzativi relativi all’impianto e ogni altra documentazione connessa. Altro punto quello relativo alla misurazione di emissioni e immissioni su matrici biologiche ambientali (suolo, sottosuolo, acqua e aria). Il quinto e ultimo quesito prevede infine l’accertamento delle modalità e delle procedure di verifica da parte delle piattaforme venditrici della carta di riciclo.