Collezione Freddi diventa XL, inaugurazione a marzo

MANTOVA Doveva aprire il 18 marzo scorso, ma tutti sappiamo cosa è successo. Adesso, la rinnovata collezione Freddi ospitata a Palazzo Ducale e fresca di una nuova sistemazione più spaziosa e accattivante, aprirà i battenti il 18 marzo del 2021, giorno in cui Romando Freddi avrebbe compiuto 92 anni.
“Ne sarebbe andato molto orgoglioso – commenta la figlia  Federica -, perché questa collezione era la sua vita e vederla esposta a Palazzo Ducale era il suo sogno”.

Un sogno che finalmente trova uno spazio adeguato, a maggior ragione a fronte dell’incremento di opere che verrano portate in piazza Sordello. In via di completamento, infatti, il trasferimento delle circa 300 opere rimaste nella casa di famiglia di San Silvestro e che verranno posizionate in un percorso che toccherà la Camera dei soli (I Gonzaga di Mantova nella collezione Romano Freddi è il titolo dell’esposizione), la Camera di Mezzo e la Sala delle Cappe (le donne, i cavallier, l’arme e gli amori, io canto), la Sala delle Armi (mito e allegoria), la cappella (fede e devozione) ed infine la Sala degli Stemmi (la figura del collezionista). A disposizione del pubblico quasi 400 pezzi frutto di una vita dedicata a collezionare prestigiosi cimeli per lo più legati a Mantova e alla sua storia. “Papà – continua Federica – voleva a tutti i costi dare la possibilità alla gente di poter ammirare questa collezione e noi della Fondazione ci siamo mossi proprio in questa direzione”. Un passo ulteriore sarà quello di portare oltreconfine qualche pezzo della mostra in modo tale da poter promuovere Mantova attraverso l’arte. “Ci stiamo lavorando – continua la figlia di Freddi, scomparso tre anni fa proprio nella giornata odierna -, ma procediamo per gradi e prima di tutto speriamo di vedere al più presto la nuova ambientazione della collezione”. Anni fa, nel 2009, Freddi aveva allacciato contatti con un museo in Svizzera, dove voleva allestire una mostra con la sua collezione, ma la condizione posta dagli organizzatori elvetici fu quella di trattenere le opere. Ovviamente non se ne fece nulla, perché quelle opere doveva un giorno finire tutte a Palazzo Ducale a disposizione dei mantovani e di tutti gli amanti dell’arte.

A distanza di tre anni dalla sua morte, la Fondazione Romano Freddi è in grande fermento soprattutto per quanto riguarda i progetti futuri che in particolare mirano a coinvolgere i giovani attraverso borse di studio e laboratori legati alla cultura. “Mio padre – continua Federica – voleva che la mostra non fosse fine a se stesse, ma avesse qualcosa attorno alla quale potersi muovere e farsi promuovere. Ci sono allo studio diverse cose, che nei prossimi anni vedremo di concretizzare. Lui ne sarebbe sicuramente orgoglioso. Ci manca, papà: era uno straordinario collante, un generoso con il viso burbero, ma un animo buono”.