Crac Sicrea spa, i lavoratori del polo logistico di San Giorgio chiedono aiuto a Rossetto

SAN GIORGIO Non si ferma la valanga Sicrea, dopo l’annuncio da parte degli azionisti di mettere in liquidazione volontaria la società reggiano-modenese, nata dall’aggregazione di alcune cooperative edili emiliane supravvissute alla crisi edilizia del 2008.

A far le spese della crisi di Sicrea SpA anche i lavoratori del cantiere del polo logistico a San Giorgio di Mantova del Gruppo Rossetto, colosso veronese della grande distribuzione nel settore alimentare che, tramite Immobiliare Cinquerre SpA, ha appaltato i lavori di costruzione a Sicrea SpA.

Un investimento di oltre 20 milioni di euro su un’area di circa 150mila metri quadrati per realizzare una piattaforma logistica Rossetto a Mantova Nord. “Il nuovo magazzino – si legge sul sito ufficiale di Sicrea – ha una superficie coperta di 70mila metri quadrati, con un silos automatizzato alto 30 metri, dove stoccare complessivamente 70mila pallet. Il centro logistico è dedicato allo scatolame e ai prodotti a lunga conservazione ed è dotato anche di 10mila celle destinate ai surgelati (6mila posti pallet)”.

Un cantiere avviato a fine 2018 al quale hanno lavorato oltre 300 persone, tra cui artigiani e piccole imprese, ora travolte, loro malgrado, dalla crisi irreversibile di Sicrea, sulle cui precarie condizioni economico-finanziarie nessuno ha vigilato, permettendo di scatenare un disastro annunciato.

Anche in questo caso l’incapacità gestionale di pochi si abbatte inesorabile su lavoratori e piccoli imprenditori, l’ultimo anello della catena del settore edile, già messo a dura prova dalla crisi degli ultimi anni. Senza considerare le ricadute sulle famiglie e sul tessuto sociale del territorio, in ulteriore difficoltà a causa dell’emergenza Covid-19, di cui ancora non sono chiare le ripercussioni economiche e dalla quale non sarà facile rialzarsi.

I lavoratori si rivolgono direttamente al Gruppo Rossetto, appellandosi al senso civico e morale della proprietà a cui chiedono di utilizzare i fondi destinati all’appalto ancora in suo possesso (sotto forma di ritenute a garanzia) per saldare i lavori eseguiti e portare a termine il cantiere.
Una proposta che appare come una mano tesa, volta ad evitare conseguenze legali i cui esiti immediati sarebbero il blocco del cantiere e l’avvio di procedure giudiziarie inutili e costose.

Una scelta di buon senso per salvare centinaia di posti di lavoro e dimostrare a tutti, ancora una volta se ve ne fosse bisogno, che in questo periodo storico occorrono competenze, professionalità e impegno per mettere in campo risorse ed energie volte ad arginare le gravi conseguenze economiche e sociali che, a cascata, si stanno abbattendo su migliaia di famiglie del territorio.
Non è più tempo di chiacchere e promesse.