MANTOVA Quella dell’assassinio di Yana Malaiko e soprattutto quella del mancato ergastolo a Dumitru Stratan può essere denominata come la cronaca di un delitto improvvisato. Questo almeno quanto emerge dalle motivazioni depositate ieri della sentenza pronunciata lo scorso 6 marzo dalla Corte d’Assise di Mantova, il cui punto focale è quello relativo all’esclusione dell’aggravante della premeditazione, che ha fatto sì che l’imputato non solo evitasse l’ergastolo, ma che avesse anche la possibilità di accedere al rito abbreviato usufruendo in quel modo di uno sconto di un terzo della pena, per una condanna finale a 20 anni di reclusione. Nelle 63 pagine di motivazioni i giudici mantovani non riconoscono l’aggravante della premeditazione, sposando la tesi dell’omicidio “con dolo d’impeto”, deciso e compiuto in un breve volgere di attimi. Viene fatta anzitutto una distinzione “tra la premeditazione – quale radicamento e persistenza costante nella psiche del reo, per apprezzabile lasso di tempo, del proposito omicida, e la mera preordinazione del delitto, intesa come apprestamento dei mezzi minimi necessari all’esecuzione nella fase ultima che immediatamente la precede”. Le minacce di morte fatte da Dumitru a Yana già la notte del 15 gennaio 2023 nel bar di Cristina Stratan vengono quindi ritenute una “isolata condotta intimidatoria” e non l'”espressione di un proposito omicidiario già deliberato”. Se per l’accusa l’imputato, nei giorni 17 e 18 gennaio 2023, Dumitru Stratan effettuò “delle prove generali dell’omicidio premeditato”, rimuovendo la telecamera nell’ascensore del condominio, per i giudici non ci sono prove che sia stato davvero Stratan a rimuovere la telecamera dell’ascensore. “La evidente improvvisazione delle azioni poste in essere dall’imputato dopo l’esecuzione dell’omicidio consente di affermare l’esatto contrario”, ovvero che il “proposito omicidiario” non risalirebbe ai giorni antecedenti al 20 gennaio 2023. “Sulla base di tale ricostruzione – concludono i giudici – sembra potersi ritenere che l’imputato, nel clima di concitazione instauratosi con la discussione cui la vittima aveva posto fine spostandosi con il cane nella camera da letto, abbia agito con dolo d’impeto, seguendo Yana dopo pochi secondi e uccidendola prima che, tra il sorgere dell’idea criminosa e la sua esecuzione, trascorrere un lasso temporale sufficiente a riflettere e ponderare l’opportunità di recedere da un’azione tanto violenta e grave”.
Rabbia e ricorso in appello già annunciato
La procura di Mantova lo aveva annunciato subito dopo la lettura delle sentenza dello scorso 6 marzo: il tempo di leggere le motivazioni e ricorreremo in appello. Yana Malaiko è stata uccisa dal suo ex fidanzato Dumitru Stratan che l’ha soffocata per poi infilarne il cadavere in un trolley e nasconderlo sotto una catasta di legna nelle campagne di Castiglione delle Stiviere. Un delitto brutale che aveva suscitato forte indignazione e rabbia. Rabbia che il padre della giovane Oleksandr Malaiko, prte civile con l’avvocato Angelo Lino Murtas, aveva espresso subito dopo la lettura della sentenza: in Italia non c’è giustizia, aveva detto. “Da oggi ogni donna in Italia sa che non è al sicuro con questa sentenza”.