Festivaletteratura, Tishani Doshi strega piazza Castello

MANTOVA – C’è chi va e chi torna dal proprio paese. Un viaggio che nasconde in sè molteplici significati e ricerche: a volte è una fuga alla ricerca di se stessi, altre un riappropriarsi della parte più intima di sè, a volte taciuta, a volte mai davvero confessata a se stessi. Un ritrovarsi che passa inevitabilmente per il ritorno nella propria terra natia e la famiglia scoprendone anche quei segreti che possono in un attimo stravolgere l’esistenza. Sono questi i temi che emergono potenti, ma allo stesso tempo delicati come solo l’intimità può esserlo, nel libro “Giorni e notti fatti di piccole cose” (Feltrinelli) di Tishani Doshi. Tematiche che si scontrano (ed incontrano) con tutte le sfaccettature di una cultura – quella indiana – per alcuni tratti appassionante ed accattivante e per altri legata a vecchie tradizioni che vedono la donna identificata nel ruolo di madre, di colei che accudisce e nutre. Considerazioni che l’autrice, attraverso il personaggio di Grace, affronta tornando in India, lasciata molto tempo prima, dopo la morte della madre. «Ho pensato a cosa significa essere una donna che si sposta a lungo nel mondo, soprattutto in India e mi interessava sondare le decisioni ed i pericoli che le donne devono affrontare». Un ritorno che nel caso di Grace porta anche alla scoperta di un segreto di famiglia sempre taciuto: l’esistenza di una sorella con la sindrome di down sempre vissuta lontana, in un istituto, all’insaputa di tutti (un tema caro alla Doshi avendo lei stessa un fratello con handicap). Proprio da qui prende le mosse una delle prime riflessioni che l’opera della Doshi cela in sè: la famiglia. «In India la famiglia è una società molto importante ed il mio libro è una storia di segreti tra le mura famigliari». Ma se il non detto è uno dei temi portanti dell’opera, non meno centrale è la cura dell’altro: aspetto che torna, appunto, con la scoperta dell’esistenza della sorella Lucia. Una presenza che pone Grace – ma in lei si potrebbe immedesimare ognuno di noi – davanti ad una scelta: scegliere la vita o i doveri, cambiare vita o meno. Un riflessione, questa, che torna oggi più attuale che mai pensando alla pandemia appena vissuta ma che per l’autrice sottolinea un assunto fondamentale: «accudire gli altri è terribilmente difficile ma anche importante». Impossibile, dunque per l’intervistatrice Gaia Manzini non domandare a Doshi un giudizio su quanto fatto dall’India per combattere il Covid. Una domanda su cui la scrittrice non ha indugiato: «l’India ha sbagliato».
Ma se attualità e culture che trovano radici nel passato emergono con prepotenza nel libro, l’epilogo non può che essere uno: l’introspezione della protagonista. Un guardarsi dentro che dà la consapevolezza di quante emozioni non abbai ancora vissuto, quel senso di insoddisfazione che colpisce a molti e la speranza, un giorno, di potersi sentire pienamente soddisfatti».