In ricordo di De Donno candele e testimonianze

CURTATONE Emozioni a non finire nella serata-anniversario svoltasi mercoledì a Corte Spagnola per ricordare il padre del plasma iperimmune, il dottor Giuseppe De Donno. C’erano proprio tutti, dai suoi pazienti alla sua famiglia, dai suoi amici ai suoi conoscenti, dai guariti curati con il plasma iperimmune ai donatori di plasma e anche chi senza averlo conosciuto lo ha seguito costantemente per la sua opera a favore di tutti. Oltre 600 persone si sono date appuntamento per rimembrare le sue gesta di grande e vero medico e, tra queste, c’era anche chi si è sobbarcato centinaia di chilometri per venire a dare un saluto all’ex primario di pneumologia del Poma tragicamente scomparso un anno fa. La serata, fortemente voluta dal dottor Massimo Franchini, “gemello” di De Donno, ha visto la presentazione del libro del direttore di immunoematologia intitolato “Giallo plasma – Una storia di coraggio e speranza ai tempi del COVID” i cui proventi andranno a favore dei figli di Giuseppe e Laura De Donno. Il dottor Franchini ha detto che: “Il libro è focalizzato sulla prima ondata pandemica in cui ho lavorato incessantemente con Giuseppe. Ci sono tanti ricordi personali, cose che non sono note e casi clinici che ho raccolto andando a vedere tutte le pubblicazioni dei giornali, un libro anche autobiografico che sono stato incerto sino all’ultimo se pubblicarlo oppure no. Poi, ho deciso di darlo alle stampe e di presentarlo proprio ad un anno dalla scomparsa di Giuseppe perché io spero con questo libro di dare risalto alla figura umana e professionale di Giuseppe De Donno perché se lo merita”. Durante la presentazione del libro in cui si trovano anche le vibranti testimonianze di chi ha conosciuto il Covid nella sua forma più aggressiva, il dottor Franchini ha dato lettura di una lettera pubblicata sulla nostra Voce di Mantova e firmata dalla signora Luigina Grandelli Canova in cui scriveva: “Oggi sorrida dottor De Donno, consapevole del bene che ha elargito, di aver usato i suoi giorni terreni nel rispetto della professionalità e di una grande umanità. Gli uomini umili e miti che seminano il bene diventano “Grandi Uomini” nell’immortalità. La giustizia divina e la pace del Signore hanno asciugato le sue sofferenze e riempito il suo cuore di gioia; quella gioia che trasmetteva al capezzale degli ammalati”. Il sindaco di Curtatone nonché presidente della Provincia Carlo Bottani ha ricordato Giuseppe De Donno come “Punto di riferimento fondamentale per la comunità. Io l’ho conosciuto per 20 anni e con lui ho condiviso molteplici esperienze sia di volontariato che amministrative e il primo lockdown in cui mi è stato guida e maestro. Quello che hanno fatto Giuseppe e Massimo rimarrà nella storia”. Sul palco a ricordare De Donno sono saliti in molti ed anche alcuni sopravvissuti col plasma iperimmune. Tra questi, il sindaco di Lequile, Vincenzo Carlà che conferì la cittadinanza onoraria il 20 giugno 2020 che ha così ricordato De Donno: “Giuseppe non è stato un eroe, è stato un super eroe che ha dovuto combattere non solo le sue debolezze e i suoi dubbi; ha dovuto lottare contro il sistema che si era messo di traverso e l’ostacolava in ogni modo e con ogni mezzo. Ma la verità non è solo violata dalla falsità può essere ugualmente oltraggiata dal silenzio ecco da dove nasce la proposta di dare la cittadinanza onoraria a Giuseppe, non volevo che fosse lasciato a lottare in mezzo al marasma dei media e dei poteri forti. La scienza che De Donno difendeva era una scienza molto diversa da quella che in questi anni ha spadroneggiato. Non possiamo dimenticare le parole di fuoco che egli pronunciò contro gli scienziati prezzolati e sul conflitto d’interessi di alcuni di loro. Lui di conflitti d’interessi non ne aveva. Quanti di loro che hanno pontificato in TV possono dire altrettanto? Quanti di loro ci danno garanzia che quando aprono bocca pensano davvero al bene dei malati e non al bene del portafoglio. Il dottor De Donno non piaceva alle case farmaceutiche, piaceva al popolo e mentre il mondo della ricerca, i mass media, le case farmaceutiche, il mondo politico lo lasciavano solo ed in alcuni casi addirittura lo ostacolavano, il popolo lo incoraggiava ad andare avanti perché Giuseppe rappresentava l’unica ancora di salvezza in un momento storico buio e triste. Non io, sarà la storia Giuseppe a riconoscere i tuoi grandi meriti perché all’inizio le battaglie le vincono i falsi perché sono i più furbi ma la guerra la vince l’onesto perché persevera nella pazienza e nella giustizia. Grazie Giuseppe. Grazie a te dottor Franchini perché non solo hai mantenuto la promessa ma in questo ricordo tu lanci un messaggio: il mondo e quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati da malfattori ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”. La serata è finita con le candele accese e tre lanterne cinesi lanciate verso il cielo forse a rappresentare la Via, la Verità e la Vita.
Giuseppe Sabbadini