Interventi a depuratore e facciata nord, Pro-Gest a processo per abusi edilizi

MANOVDopo una prima udienza interlocutoria, con la costituzione di parte civile del Comune di Mantova, si è ufficialmente aperta ieri la fase dibattimentale del processo per violazioni in materia edilizia e ambientale instaurato a carico di Bruno Zago, amministratore delegato di Pro-Gest, e di altre undici persone, tra dirigenti della società che gestisce la cartiera ex Burgo, progettisti e responsabili delle aziende che a suo tempo, tra il 2017 e il 2018, avevano ricevuto in appalto i lavori di ammodernamento dello stabilimento “Nervi” di via Poggio Reale.
Nello specifico la seduta, presieduta dal giudice Chiara Comunale, si è articolata su tre precisi fronti istruttori. Innanzitutto per quanto concerne il primo capo d’imputazione contestato, vale a dire quello attinente agli abusi edilizi questi, ove previsto, a fronte di regolarizzazione amministrativa con relativo versamento di oneri di costruzione e sanzioni pecuniarie accessorie, sono stati dunque dichiarati estinti con contestuale sentenza di non luogo a procedere per intervenuta sanatoria. In seconda battuta invece circa altre contestazioni penali si procederà all’estinzione del reato per intervenuta oblazione. In questo caso all’udienza del 16 febbraio si procederà alla verifica degli avvenuti adempimenti. Infine verranno affrontate in dibattimento le questioni relative alle violazioni paesaggistiche circa la facciata nord dello stabilimento e il depuratore – abusi per cui era stata pagata una maxi multa di oltre un milione di euro avverso cui però è stato fatto ricorso – la concessione di autorizzazione monumentale e altresì l’accusa di falso in atto pubblico, fattispecie quest’ultima per cui non è prevista sanatoria e afferente alla presentazione al servizio edilizia del Comune di Mantova di progetti non conformi allo stato delle opere e dei luoghi in cartiera e di cui ora saranno chiamati a rispondere solo tre imputati. Circa questo ultimo filone il prossimo 15 gennaio dunque si entrerà nel vivo della questione con le prime escussioni testimoniali del pubblico ministero Silvia Bertuzzi. Le indagini, di cui si era occupato il Nucleo di polizia edilizia del comando di Polizia locale di viale Fiume, si erano concluse nel luglio del 2019 con le notifiche delle informative di garanzia a tutti gli indagati, tra cui, anche Francesco Zago, figlio di Bruno e direttore generale delle cartiere del gruppo Villa Lagarina. Nello specifico i capi d’imputazione contestati agli indagati attenevano a vario titolo alla realizzazione di opere edilizie in assenza del permesso di costruire, di opere eseguite senza autorizzazione paesaggistica, o in difformità dai permessi ottenuti, ma anche di falsa attestazione in atto pubblico. Opere che, come detto, riguardavano in particolare la facciata nord dello stabilimento di via Poggio Reale e il depuratore. Lo scorso settembre il giudice per le indagini preliminari Matteo Grimaldi aveva emesso due sentenze di patteggiamento in relazione al percolato di colore rosso scaricato dall’azienda nelle acque del Parco del Mincio.
Nello specifico pena concordata su richiesta delle parti di tre mesi e sedici giorni al direttore tecnico dello stabilimento Stefano Lucchi, convertiti poi in una sanzione pecuniaria di circa 27mila euro, e multa da 22mila euro a carico dell’azienda, chiamata nella fattispecie a dover rispondere di una sorta di responsabilità oggettiva, per non aver adottato inizialmente un idoneo modello organizzativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2001 e ad oggi, invece, pienamente operante. Restano invece ancora sotto sequestro le tonnellate di carta da macero stoccate in cartiera. Arpa ha stabilito che dovranno essere smaltite entro il prossimo mese di maggio. Una volta eseguita tale prescrizione il reato verrà estinto anche quì tramite oblazione.