MANTOVA Richard Sennett, sociologo e scrittore statunitense, ieri ha incantato piazza Castello durante il Festivaletteratura. L’incontro, intitolato “Lo spettacolo deve continuare”, ha toccato un tema centrale nel suo ultimo libro: la politica vista come un atto performativo, dove il carisma del leader prevale sui contenuti.
“Donald Trump è un maestro della performance”, ha esordito Sennett. Nonostante i suoi discorsi siano spesso “cliché privi di sostanza”, è la sua capacità di usare la gestualità e il ritmo a fare la differenza. “Come un musicista che controlla il tempo”, Trump gestisce il fraseggio delle sue parole, dando vita a una sorta di “ritmo ipnotico” che cattura il pubblico. Sennett ha spiegato come le forme performative dominino il discorso politico contemporaneo: non solo Trump, ma anche leader come Berlusconi hanno saputo costruire il loro successo su “quello che non viene detto, ma che viene fatto capire”. Si tratta, secondo il sociologo, di un fenomeno che si riscontra non solo nella politica, ma anche nelle arti. “È la sensazione non verbale, il gesto, l’immagine evocata a sopravvivere, mentre le parole si perdono”. Ex violoncellista professionista, Sennett ha collegato l’arte della musica alla politica, affermando che “un leader carismatico non differisce molto da un musicista sul palco”. Entrambi usano tecniche di performance per generare emozioni nel pubblico, senza necessariamente offrire contenuti significativi. “La politica è diventata una forma di arte performativa”, ha dichiarato, ponendo l’accento su come questa tendenza abbia trasformato la leadership in un esercizio estetico. Con il suo concetto di “rule by acting”, Sennett ha sottolineato il rischio di una politica in cui la forma diventa predominante sul contenuto. “Il pericolo è che il pubblico venga sedotto dai gesti e dalla presenza scenica del leader, dimenticando l’importanza delle idee”. L’evento ha visto un dialogo vivo con il filosofo Marco Filoni, che ha approfondito la tesi di Sennett. I due hanno discusso la figura del leader come “attore” e la natura del carisma come costruzione artificiale. “Trump è un performer di successo, nonostante la povertà dei suoi contenuti, e questo ci dice molto su dove sta andando la politica”, ha concluso Filoni. Infine Sennett ha invitato a riflettere su come “la performance politica non sia più legata alla sostanza, ma a una scenografia accurata”, paragonando la politica di oggi a una “danza carismatica” in cui “il leader recita, mentre il pubblico, come in teatro, applaude”.
Antonia Bersellini Baroni