La procura: impurità oltre i limiti dai test fatti dalla Pro-Gest stessa

MANTOVA Sono giornate frenetiche sul fronte giudiziario per Pro-Gest. Ieri in tribunale a Mantova si è tenuta l’udienza davanti al giudice del Riesame relativa al sequestro di 20mila tonnellate di carta da macero e 4mila metri cubi di fanghi e materiale fibroso; sequestro di cui i difensori dell’azienda veneta chiedono la revoca. Il legale di Villa Lagarina, la società che fa capo a Pro-Gest, avvocato  Alberto Mascotto, ha sollevato una serie di eccezioni a livello procedurale su questioni d’ufficio del gip, riguardo alle quali il giudice del riesame si è riservato di prendere una decisione, rinviandola alle prossime ore. Segno che potrebbe arrivare una decisione che di fatto annulla il sequestro? Tecnicamente si, praticamente no. Questo perché nel frattempo la procura di Mantova ha ottenuto il sequestro di tutte le eco-balle di carta da macero (85mila tonnellate secondo la stima fornita dall’azienda stessa), che il gip ha tra l’altro riqualificato come rifiuto anziché materia prima, contestando quindi il reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata. I riscontri da fiber test sono chiari, spiegano da via Poma: tutti i test, eseguiti tra l’altro dalla stessa azienda tra il 2018 e quest’anno su campioni prelevati dalle eco-balle di carta stoccate nello stabilimento di via Poggio Reale, hanno sempre dato come risultato una presenza di impurità superiore a 1.5%, limite massimo consentito dalla norma Uni En 643. Il fatto che quella che inizialmente era ritenuta materia prima sia stata ora classificata come rifiuto apre nuovi fronti di indagine con la possibilità di procedere da parte della procura con una consulenza tecnica sul materiale sequestrato. I sigilli alle 85mila tonnellate di carta da macero-rifiuto da smaltire è stato eseguito l’altro ieri pomeriggio dai militari del Gruppo di Guardia di Finanza di Mantova su mandato del gip Matteo Grimaldi che ha rivalutato nel merito la questione. Un provvedimento, quest’ultimo, riguardo al quale per il momento Villa Lagarina e per esteso Pro-Gest non hanno ancora presentato ricorso al Riesame, anche se è praticamente scontato che la società veneta che fa capo alla famiglia Zago si muoverà in quella direzione nelle prossime ore. Dal canto suo la procura, proseguendo nelle indagini, commenta per bocca del procuratore capo  Manuela Fasolato, che «che chi vuole lavorare a Mantova lo può fare ma nel rispetto delle regole».