MANTOVA Cinque patteggiamenti per i “furbetti” del lockdown: erano riusciti ad accendere mutui e prestiti con le banche per un milione di euro grazie al Fondo di Garanzia istituito dallo Stato per supportare le Piccole e Medie imprese dopo la crisi dovuta al Covid. Un mucchio di soldi fatti in pochissimo tempo grazie a delle società di comodo dislocate in diverse province, soprattutto del Nord Italia, tra le quali Mantova. Una truffa ben congegnata che era stata scoperta dalle Fiamme Gialle di Padova. E nel tribunale del capoluogo veneto l’altro giorno sono stati formalizzati cinque patteggiamenti da un anno a 14 mesi ciascuno. A pagare un prezzo neanche troppo caro a livello di giustizia penale sono stati Alessandro Nordio, 42enne di Chioggia, Camelia Marina Ursachi, 28enne di Rovigo, Pasquale Pepe, 46enne di Bologna, Antonio Pastore, 53enne di Potencagnano Faiano (Salerno) e Nicola Cortese, 44 anni di Bologna. Questi ultimi due sono indagati anche dalla Procura di Napoli Nord, sempre per il medesimo reato: indebita percezione di erogazioni pubbliche in concorso. Le indagini della Guardia di Finanza di Padova erano scattate alla fine del 2020. Nel mirino delle Fiamme Gialle erano finite due società di Nocera Superiore (Salerno) e Limbiate (Monza Brianza) che avevano dichiarato di aver aperto delle unità locali a tra Padova, Verona e Bologna. L’operazione truffaldina prevedeva l’acquisizione di società non più operative, formalmente intestate a prestanome, attraverso le quali venivano avanzate richieste di finanziamento di ingente valore per un totale di circa un milione di euro. Per garantirsi il credito bancario, i cinque hanno creato falsa documentazione contabile, gonfiando i bilanci delle società. Il denaro indebitamente ottenuto veniva immediatamente bonificato a favore di società di comodo, con sedi a Milano, Rodigo, Padova, Piove di Sacco, Rosolina (Rovigo) e Nocera Superiore (Salerno), per poi essere dirottato verso conti correnti romeni, riconducibili agli stessi cinque imputati.