Ma quale campagna elettorale? Mantova ignorata dai big della politica

MANTOVA  Sono effettivamente state indette in fretta e furia spiazzando partiti e candidati, spesso nati all’ultimo minuto; nondimeno, ed è sentire comune, queste elezioni sono state condotte generalmente sottotono, sotto tutti i punti di vista. Per lo più i messaggi elettorali sono stati affidati a qualche pagina sponsorizzata su Facebook o altri social network, con rarissime comparsate sui quotidiani o su altri supporti media.
Se nella giornata di ieri non ci fosse stato l’avviso degli atti di vandalismo verso i manifesti elettorali affissi sui cartelloni di Lunetta, quasi nessuno si sarebbe accorto della loro stessa esistenza. Peraltro – come assicurano gli investigatori della Polizia locale – non si è nemmeno trattato di azioni condotte contro questo o quel candidato o questo o quel partito. Gli attori delle malefatte hanno agito in modo “bipartisan”, danneggiando tutte le affissioni, nessuna esclusa. Il solo dato rilevante semmai è che in questa circostanza elettorale le stesse affissioni erano davvero pochissime, e la gran parte degli spazi prenotati dai candidati è rimasta pressoché inutilizzata.
Aspettiamo prima di trarre le debite conclusioni. Oggi si apriranno e chiuderanno le urne, e solo stasera sapremo l’esito del voto. Ciò che può darsi sin d’ora, mantenendo lo stretto silenzio su qualsiasi messaggio elettorale, come legge impone, è nondimeno l’evidenza di un voto mai come prima tanto coperto di disinteresse. E non si parla solamente dei cittadini elettori. Pensiamo anche agli stessi leader dei partiti che in questa fase hanno brillato solamente per la propria latitanza. Nessuno dei segretari o coordinatori nazionali dei principali partiti (ma anche dei cosiddetti minori, invero) si è preso la briga di varcare le soglie della nostra provincia per strappare qualcuno alla palude dell’indecisione, o per motivare chicchessia a un’azione di responsabilità democratica, sottraendolo all’ormai proverbiale partito di maggioranza relativa, che è appunto quello dilagante del non voto.
Dati alla mano, non c’è stato un solo leader di partito che abbia tenuto un comizio in città o in provincia. È venuta la Meloni? Lei che pure era venuta a sostenere la candidata sindaco Paola Bulbarelli, a Mantova in questa circostanza non è venuta. Ha inviato Ignazio La Russa, big sì, ma non certo capofila.
È venuto Salvini? Il segretario della Lega, seguito tappa a tappa nel Sud, forse nel tentativo di recuperare certo terreno perduto, nel nord ha lavorato pochissimo, e a Mantova, dove pure era di casa per via dei suoi noti spin doctor Morisi e Paganella (quest’ultimo candidato), in questa circostanza non vi ha messo nemmeno un piede. Anche lui venne nel 2015 per sostenere la candidatura di Paola Bulbarelli, poi più nulla.
Non diremo di chi addirittura si trova candidato nella nostra circoscrizione, come Daniela Santanchè, la cui presenza è menzionata nelle cronache per un incontro in Confindustria e per una fotografia durante l’inaugurazione della sede elettorale dei Fratelli d’Italia in corso Pradella. Il tempo dello scatto, e poi via di corsa con l’auto della scorta.
Dai pentastellati nulla di meglio. Dov’era Beppe Grillo? Tante volte, persino sotto la neve, era venuto a Mantova. Stavolta nulla. E il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte non ha fatto di meglio, concentrando al sud i propri impegni, dove forse il reddito di cittadinanza lo sta premiando.
Velo pietoso su Silvio Berlusconi, che dal 1994 a Mantova non ha mai fatto più che una diretta telefonica nelle fasi congressuali di Forza Italia. Promette alla Voce di Mantova un’intervista “esclusiva”, ma quando il suo staff legge le domande inviate, cui lui e solo lui avrebbe potuto rispondere, tutto salta. Di comizi o presenze non si parla nemmeno per sottintesi.
Il versante del centrosinistra non ha fatto di meglio. Matteo Renzi, pur presente in città ben tre volte a sostegno del candidato sindaco Mattia Palazzi, in questa occasione non si è visto, nemmeno per presentare il suo libro. Carlo Calenda venne almeno mesi fa, ma sempre per presentare un suo libro. La campagna elettorale di Azione-Italia Viva, che porta il suo nome nel simbolo, non lo ha minimamente sfiorato.
Il Pd non espone il segretario Letta. Si affida a Carlo Cottarelli per una comparsata, ma solo per il fatto che si trova candidato da noi. Come lu fu il fu Willer Bordon.
Tragga ognuno le conclusioni. O Mantova è troppo per la politica nazionale, o la politica nazionale è troppo per Mantova. Tertium non datur.