Notte da “Arancia Meccanica”, stangata per tre rapinatori

MANTOVA Si erano resi protagonisti di una notte brava in pieno stile “Arancia Meccanica”, tra violenze e scorribande urbane da loro perpetrate sotto l’effetto di alcol, stupefacenti e psicofarmaci. Era la notte dell’11 settembre scorso quando, nella zona di via Guido a Suzzara, tre giovani marocchini avevano seminato il terrore tra i passanti, minacciati con coltelli e quindi rapinati. A quattro ragazzi erano stati rubati soldi, preziosi, effetti personali, indumenti e perfino un monopattino. Uno era pure dovuto ricorrere alle cure sanitarie a fronte del taglio a un orecchio provocato dallo strappo di un pendente da parte del gruppetto di balordi. Sei in totale erano stati alla fine i raid da loro messi a segno. Tutto era iniziato attorno alla mezzanotte: il primo a finire nelle grinfie della banda era stato un 22enne a cui era stato intimato di consegnare portafoglio e cellulare. Sorpreso alle spalle a suon di calci e pugni, nonché dietro minaccia delle lame, era stato derubato pure di un orologio marca Hugo Boss e di un paio di orecchini. L’escalation di violenza era quindi proseguita nei confronti di una coppia di fidanzati a cui, sempre armi in pugno, era stato sottratto il portafogli. Il mirino si era quindi spostato ai danni di un 18enne a cui era stato rubato il monopattino e il telefono. Ad un altro invece, oltre al “solito” smartphone, avevano sfilato un paio di scarpe a marchio Jordan, dopo averlo attinto alla testa con una stampella. Infine all’ultima vittima avevano sottratto solo un pacchetto di sigarette. Quindi, forse paghi, si erano dileguati ma la loro fuga aveva avuto vita breve. Grazie infatti alle testimonianze delle persone offese e alle riprese delle telecamere di videosorveglianza i malviventi erano stati individuati dai carabinieri a stretto giro. Uno di loro aveva tentato di sfuggire ai militari, che per bloccarlo erano stati costretti a spruzzargli addosso dello spray al peperoncino. Per questo era chiamato a rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale. Gli altri due invece erano stati scovati in un casolare di campagna abbandonato. A finire in manette, per rapina in concorso e lesioni, Mohammed El Hatimi, Mounssif Boussda e Mostafa Assi, tutti poco più che ventenni, clandestini e pregiudicati. Ieri, difesi dagli avvocati Giada di Stasio ed Emanule Luppi, sono stati condannati con rito abbreviato dal gup Chiara Comunale, i primi due a 4 anni e 4 mesi (6 anni la richiesta del Pm per entrambi) e a tre anni e sei mesi Assi (contro i tre anni e otto mesi dell’accusa).