Raddoppio Fs, gara agli sgoccioli sventato un ricorso pericoloso

MANTOVA  Ultime ore per la gara bandita da Rete ferroviaria italiana che ha per oggetto il raddoppio ferroviario da Mantova a Piadena, primo step del raddoppio complessivo della tratta Mantova-Codogno-Milano. Un investimento da oltre 600 milioni fortemente caldeggiato e sostenuto dall’azione politica di Matteo Colaninno, ex deputato di Italia viva.
La scadenza tecnica, come da bando, è per le 23.59 di lunedì 13. Voci contrastanti arrivte dai sindacati ferroviari parlano di una gara andata deserta, ma i rumor non sono affatto confermati dalla commissaria Chiara De Gregorio che ha sovrinteso all’infrastruttura anche durante tutta la controversa fase della conferenza di servizi. C’è anzi ottimismo da parte sua e di Rfi per questo intervento che ha peraltro un tempo tecnico di realizzazione, il 2026, essendo stato in parte finanziato con i fondi europei vincolati a specifici cronoprogrammi.
Quanto al secondo step, da Piadena a Codogno, tutto da realizzarsi in area cremonese, permangono invece solo le rassicurazioni del deputato dem Luciano Pizzetti, fiducioso che anche quel tratto conclusivo riuscirà a reperire le necessarie risorse per consentire di chiudere il proverbiale cerchio infrastrutturale.
Del resto, sono ancora diversi gli ostacoli che vanno a minacciare il successo dell’intervento di Rfi. L’ultimo, in ordine di tempo, il ricorso presentato dallo studio legale Paolo Colombo per conto della Tea. Secondo alcune indiscrezioni, pare infatti che la multiutility avesse eccepito la regolarità del bando di gara che non avrebbe contemplato i costi degli spostamenti dei sottoservizi nel comune di Bozzolo. Un fattore forse invalidante della procedura, che però parrebbe essere stato appianato grazie alla mediazione con Tea dei sindaci di Bozzolo Giuseppe Torchio e di Mantova Mattia Palazzi.
Quel ricorso pare sia stato infatti ritirato, come pure sono rientrate le opposizioni e riserve mosse dagli organismi ministeriali di tutela dei beni artistici e paesaggistici, in relazione alla delocalizzazione del monumento a Garibaldi che insiste sul sedime dell’intervento ferroviario proprio a Bozzolo, e altri inerenti all’interessamento di ponti e vie qualificate come “storiche”.
«Si tratta della più grande opera che interessa il territorio mantovano, e davanti a queste prospettive così importanti per noi è ragionevole che certe questioni debbano passare in secondo piano», si limita a commentare il sindaco bozzolese Torchio. Il quale si definisce altrettanto fiducioso per via delle mitigazioni ambientali e acustiche apportate al progetto definitivo proprio in questi giorni, e già approvate dagli enti locali.