Reparto chiuso da mesi. Il medico? A fare i tamponi

MANTOVA – «Mi prudono le mani ma ho deciso di non scrivere nulla. Sono stanco di polemiche». Enzo Bottura, medico odontoiatra dell’ospedale di Pieve di Coriano, denuncia uno stato operativo sull’orlo della crisi di nervi, soprattutto per disconoscimento delle prestazioni che vengono erogate da lui (ma anche altri) a titolo di volontariato. Oggi negli ospedali parrebbe esistere solo il covid, ma il resto?
«Sono un dentista, ma non parlo per la categoria. Parlo per me. Il servizio odontoiatrico, dove opero io, in ospedale, è fermo da un anno. Per aiutare il personale da settembre faccio volontariamente i tamponi, ovviamente col benestare degli uffici. Guarda caso però scopro che nessuno lo sa, e in più mi vengono anche tolti 300 euro dallo stipendio. Bel ringraziamento per un volontario», sbotta il medico.
E fossero solo i soldi. Bottura entra a contatto con oltre 200 persone al giorno per fare i tamponi, ma a lui non è nemmeno stato riservato il vaccino, diversamente dagli altri del personale addetto ai box esterni. «In sei mesi che lavoro a questo servizio nessun dirigente si è mai fatto vedere nei box dei tamponi. Non sanno nemmeno in che condizioni stiamo lavorando. Ma alla radio sento che anche agli odontoiatri toccherà fare i vaccini».
E a problema si somma problema. Né lo Stato né gli ospedali rispondono per queste vaccinazioni e per i possibili effetti: «Tutto ricade sul medico. Guarda caso, infatti, non siamo nemmeno coperti dall’assicurazione dell’ospedale e siamo costretti a farci una assicurazione privata. Come dire che l’ospedale non difende i suoi medici».
È così per tutti? «No, non per tutti. I medici di famiglia, per esempio, vengono in qualche modo rimborsati per fare i vaccini. Io dovrei farlo per la gloria e a mio rischio. Per non dire comunque di tutto quel personale sanitario (parlo di decine di migliaia di medici funzionari imboscati in vari settori della sanità) che durante la pandemia si è ben guardata dal dare una mano. Perché non vengono mandati anche loro al fronte”? La frase “armiamoci e partite” di mussoliniana memoria sembra sempre essere cara ai burocrati italiani. Io però comincio ad averne le scatole piene».
Insomma, un sovraccarico di lavoro per pochi, e spesso mal riconosciuto. In più reparti chiusi da mesi, e servizi, come le vaccinazioni, che vanno a rilento per mancanza di medici. «Penso solo ai medici militari – prosegue Bottura –: sono alcune migliaia, ed è gente che fa letteralmente a pugni per andare in missione all’estero (tanto pericoli sono pari a zero) a 6-8mila euro al mese. Ma in questi frangenti non trovi quasi nessuno. E i funzionari dell’Enpam? Alcune centinaia chiusi negli uffici. Perché andare a rischiare. Non parliamo dei medici amministrativi dell’ospedale di Mantova, decine e decine che che basterebbero a coprire le necessità vaccinali, fuori però dai loro uffici», conclude Bottura.