Rete critica, mezza città rischia di finire sott’acqua

MANTOVA –

«Inutile fare gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia», avverte Forza Italia: la rete idraulica del capoluogo presenta notevoli criticità dovute a vetustà e al sottodimensionamento rispetto a eventi piovosi sempre meno frequenti ma sempre più violenti rispetto al passato. Come dire che ogni volta che si presenti una precipitazione anomala, mezza città finisce sott’acqua. È accaduto in via Sauro, in vicolo Dogana, in vicolo Varrone, e poi a Belfiore, sui viali (l’incrocio di viale Gorizia diventa addirittura un acquitrino)…
Insomma, mezza Mantova, a partire dal centro storico sino ai quartieri di Borgochiesanuova, Belfiore, Te Brunetti e Cittadella e altre vie, presenta notevoli criticità. A certificarlo è il prestigioso advisor “Idrostudi Watercare Engineering” individuato da Tea Acque, dopo la recente fusione Aqa, per la redazione del “piano acque del capoluogo, ancora in fase di perfezionamento.
Per superare le carenze idrauliche legate allo smaltimento delle acque meteoriche e gli interventi necessari al superamento delle principali criticità, nei prossimi dieci anni, servono oltre 22 milioni, di cui 5.670.000 previsti nel primo biennio, 9.804.000 nei cinque anni, e 7.005.000 nell’ultimo quinquennio.
D’altronde stiamo parlando di una rete fognaria lunga 190 km realizzatasi nei decenni passati e oggi insufficiente.

«Ci concentriamo sempre sulle opere infrastrutturali visibili, che creano consenso e dànno un ritorno politico immediato, ma invito il sindaco Palazzi e l’assessore all’ambiente Murari a non sottovalutare le criticità del sistema idraulico fognario della città», è il sollecito del capogruppo azzurro in consiglio comunale  Pier Luigi Baschieri.
I cittadini è da anni che si sono accorti dei sovraccarichi delle condotte, e adesso servono investimenti urgenti per tamponare le falle. Nel programma delle opere strategiche dei prossimi anni (2020-2027) condiviso dai gestori del sistema idrico con l’autorità dell’Ambito territoriale ottimale (Ato), azienda speciale della Provincia, «non c’è il becco di un quattrino per potenziare la rete idraulica e fognaria del capoluogo – ammonisce Baschieri –. Grosso errore: impossibile non interrogare Murari per sollecitare più attenzione ai rischi idraulici della città ed evitare i continui allagamenti».

Insomma, per gli azzurri, l’acquazzone torrenziale non salva la pubblica amministrazione se questa non dimostra che gli impianti di scolo delle acque piovane funzionavano correttamente. Tantopiù che, anche se la pioggia è di intensità eccezionale da far ritenere l’evento atmosferico assolutamente imprevedibile e straordinario, il Comune è tenuto a risarcire gli immobili allagati e le auto danneggiate se non dimostra che la rete fognaria, per lo scolo delle acque piovane, era funzionante. Secondo una sentenza di Cassazione, non vale, quindi, a esonerare l’amministrazione dal pagamento la considerazione che, se anche le pompe per il filtraggio avessero funzionato, esse non sarebbero comunque riuscite a smaltire la mole di pioggia caduta per effetto del nubifragio.