Si allarga l’autoparco fantasma del parrucchiere prestanome

MANTOVA – Nel luglio dello scorso anno era finito nei guai per falso ideologico commesso da privato in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato continuati, perché i carabinieri di Mantova avevano scoperto che era intestatario di 239 auto fantasma, alle quali se ne sono aggiunte altre 72 dal prosieguo delle indagini nei confronti di G.N., 84enne di Mantova, ufficialmente titolare di un negozio di parrucchiere. Nei giorni scorsi la procura di Mantova ha inviato all’anziano artigiano l’avviso di conclusione delle indagini, e contestualmente ha emesso il provvedimento del cosiddetto blocco anagrafico, notificato sia al Pra (Pubblico Registro Automobilistico) e all’Ufficio Motorizzazione, per impedire all’indagato futuri passaggi di proprietà di veicoli. È la prima volta che la procura di Mantova emette questo tipo di provvedimento. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Mantova, l’uomo, dopo aver costituito e simulato un’attività di commercio auto di fatto inesistente, avrebbe acquistato ed intestato a se stesso almeno 70 veicoli la cui effettiva proprietà sarebbe di fatto in capo a terzi, per oltre 50mila euro di ingiusto profitto a seguito del mancato versamento all’erario dei contributi per il bollo auto e di voltura. All’inizio del mese i militari di via Chiassi avevano eseguito un controllo mirato nella bottega di questo parrucchiere in via Bonomi, e ad accertamento ultimato era scattata la chiusura dell’attività su disposizione dello Sportello Unico del Comune. I carabinieri erano arrivati in quella bottega perché risultava essere la sede alquanto improbabile di un’autoconcessionaria cui risultava intestatario l’84enne. Un “parco macchine” di auto in circolazione sull’intero territorio nazionale e di fatto nella piena disponibilità di terze persone, intenzionate a rimanere occulte, al fine di poter mascherare i propri spostamenti, evadere le tasse e non preoccuparsi di pedaggi autostradali o multe di autovelox, oppure anche per commettere reati e rendere più difficili le attività di indagine da parte delle forze di polizia. Di quell’auto – parco fantasma alla fine era rimasta solo la sede che è risultata essere un negozio da parrucchiere aperto senza le necessarie autorizzazioni, e quindi chiuso come anche le relative indagini.