Stalking e botte alla fidanzata, condannato

MANTOVA A più riprese aveva perseguitato e preso a botte la fidanzata, che però non l’aveva mai denunciato. Ma alla fine, grazie alle indagini dei carabinieri coordinate dalla procura di via Poma, era stato arrestato e trasferito in carcere. A carico di V.F., 34enne campano residente a Reggiolo, una sfilza di accuse: stalking, lesioni aggravate e continuate, resistenza a pubblico ufficiale, porto di armi ed oggetti atti ad offendere, nonchè tentate lesioni, tentata violenza privata e minacce. Le manette ai polsi dell’uomo erano scattate lo scorso mese di luglio quando gli uomini dell’Arma di Quistello erano andati a prelevarlo direttamente sul posto di lavoro a Gonzaga. Le attività investigative, avallando testimonianze tra parenti e conoscenti della vittima e referti medici, avevano portato a ricostruire diversi episodi violenti perpetrati ai danni della donna, una 35enne di Quistello. L’ultimo in tal senso risaliva ad una ventina di giorni prima l’arresto, e precisamente alla notte tra il 14 e il 15 giugno; i carabinieri, in tale circostanza su segnalazione di alcuni amici della giovane, erano infatti intervenuti davanti a un bar del paese del Destra Secchia dove la donna vive e che la stessa aveva raggiunto poco prima, grazie al passaggio datole da un automobilista che l’aveva intercettata mentre da sola, a piedi, si stava dirigendo da San Benedetto a Quistello. Proprio a San Benedetto il 34enne l’aveva nuovamente picchiata ferendola al labbro, al naso e rompendole un gomito. L’aggressore dopo aver raggiunto la fidanzata a Quistello, aveva quindi rincarato la dose, malmenandola ancora, salvo poi prendersela con i militari ai quali aveva scagliato contro una rastrelliera per le bici. Non contento, il giorno dopo si era pure presentato a casa di un amico della fidanzata, percosso pure lui la sera prima, minacciandolo di ritrattare circa i fatti che lo riguardavano. Ieri mattina l’epilogo giudiziario della vicenda che ha visto l’imputato, comparso davanti al giudice per l’udienza preliminare Gilberto Casari, condannato con rito abbreviato a tre anni e due mesi di reclusione a fronte dei 5 anni richiesti in requisitoria dal pubblico ministero Lucia Lombardo.