Torna la neve ma non in pianura. Gelo nel prossimo fine settimana

MANTOVA – Nei prossimi giorni il vortice di bassa pressione responsabile delle diffuse nevicate dei giorni scorsi rimarrà una pedina fondamentale anche per il tempo del nord Italia. Da ieri è infatti risalito verso l’area padana attraverso l’Adriatico con tutta l’intenzione di provocare oggi un nuovo peggioramento, in particolare sul Triveneto. Sulla parte orientale della Val Padana mancano tuttavia le condizioni per il ritorno della neve. I fiocchi raggiungeranno la pianura solo sulla Lombardia orientale e sull’Emilia, anche se al momento non è in vista una nevicata con accumuli con la sola eccezione dell’area pedemontana modenese e di Bologna. Stavolta la colonna d’aria sarà molto meno fredda di giovedì, in più sarà influenzata dalle correnti miti di natura sciroccale in risalita dall’Adriatico. In città e in pianura cadrà di conseguenza solo pioggia (attesi circa 10 millimetri), così come sull’area morenica, con massima intensità fra le 10 e le 15. La quota neve, inizialmente bassa (4-500 metri), è destinata tuttavia ad innalzarsi in fretta nel corso della giornata, mutando la caduta dei fiocchi in pioggia fino a ridosso dei mille metri. Domani il tempo migliorerà: attese ampie schiarite dalla mattinata con temperature più elevate di un paio di gradi rispetto ad oggi. Ampie schiarite sono in vista anche mercoledì e giovedì, giornate essenzialmente soleggiate pur con qualche velatura. Temperature in leggero calo nei valori minimi, previsti attorno allo zero, e massime fra 8 e 10 gradi. A partire da venerdì prossimo, una nuova irruzione di aria gelida di origine scandinava porterà quasi certamente un nuovo calo termico, ancora difficile da quantificare, ma certamente incisivo, anche se al momento non dovrebbe produrre nevicate degne di nota. Di positivo nell’attuale gennaio c’è soprattutto la quantità delle precipitazioni su tutto il nord Italia. Sulla città sono già caduti circa 75 millimetri di pioggia, un valore già superiore – di parecchio – ai 50 della media. La frequente instabilità è positiva anche per la qualità dell’aria in un periodo dell’anno solitamente critico sotto questo profilo. Piogge frequenti e ventilazione accentuata contribuiscono infatti a «ripulire» gli strati atmosferici più prossimi al suolo, ovvero i più inquinati. Da questo punto di vista, negli ultimi anni la situazione è stata certamente peggiore: l’anno scorso la pioggia dell’intero gennaio fu di appena 18 millimetri, con frequenti situazioni anticicloniche e contrazioni di polveri sottili quasi sempre oltre i limiti. Il gennaio 2017 con appena 5 millimetri (quasi tutti di neve) è ad oggi il più arido del dopoguerra.