Omicidio Tallarico: un colpo alla spalla e decesso. Morte dovuta a shock emoraggico

MANTOVA – Quattro colpi esplosi a distanza ravvicinata, due andati a segno all’altezza della spalla destra, uno nella zona del braccio sinistro e l’ultimo all’emitorace sinistro con la vittima cha da posizione frontale si sarebbe posta di lato. È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza di primo grado emessa lo scorso aprile con rito abbreviato a carico di Brunetto Muratori, il 73enne ex orafo reo confesso dell’assassinio di Sandro Tallarico, il commerciante di Roverbella freddato il 17 gennaio 2018 lungo la ciclopedonale del ponte di San Giorgio. Un decesso come si evince dalle venti pagine di dispositivo redatto dal gup Gilberto Casari sopraggiunto come accertato dall’esame autoptico, per shock emorragico da lesione della vena cava superiore. Una morte, attribuita al primo proiettile andato a segno e fatta risalire precisamente alle ore 9,38,07. Stando infatti alle telecamere installate nei pressi dell’ecotunnel di Sparafucile e al racconto di un’automobilista in transito pochi istanti prima i due ex amici si sarebbero incrociati venti-trenta secondi prima di quell’orario all’imbocco della ciclopedanale dal lato di Campo Canoa; da lì lo scambio di qualche provocazione ed infine l’esplosione di tre colpi calibro 7,65. Come riferito in seconda battuta anche da una donna – «credendo di essere davanti ad una scena di un film» – trovatasi a passare in bicicletta proprio in quel momento Tallarico sarebbe crollato solo dopo il quarto colpo. I militari del Nucleo Investigativo di Mantova erano risaliti a Muratori dopo circa un mese e mezzo d’indagini, ricostruendo i movimenti della vittima e dell’assassino incrociando le riprese delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona della scena  criminis. Il fermo, quale indiziato di delitto, era arrivato alla vigilia di Pasqua, il 31 marzo 2018. Nell’immediatezza dell’esecuzione di tale misura restrittiva e fino alla confessione shock effettuata davanti al gup nel novembre di quell’anno, Muratori aveva sempre negato ogni responsabilità, decidendo infine di ammettere l’omicidio. Ad incastrarlo, vi sarebbe stata anche una prima ammissione di colpa fatta dal 73enne al figlio in auto qualche sera dopo il delitto e registrata a sua insaputa dagli investigatori.