Violenza sessuale e stalking, il padre conferma: “Mio figlio perseguitato”

MANTOVA – Fino a che la frequentazione, instaurata tra lui e un ragazzo di diversi anni più giovane, era durata, i reati contestatigli sarebbero rimasti circoscritti entro la sfera delle violazioni connesse al proprio ruolo di pubblico ufficiale; ma quando invece quel rapporto si era improvvisamente interrotto, e non per sua volontà, ecco che le condotte criminose addebitategli si sarebbero di colpo allargate a fattispecie da vero e proprio “codice rosso”. A finire sul banco degli imputati un 40enne agente della Polizia Locale, prima in servizio a Suzzara, e dopo qualche tempo, passato di stanza all’Unione di comuni della Bassa Reggiana. Ampio il novero delle accuse a lui ascritte: abuso d’ufficio, omessa custodia di armi e munizioni, peculato, violenza privata, stalking e violenza sessuale. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i fatti si sarebbero verificati tra il 2015 e il 2019. Nello specifico tutto sarebbe degenerato quando l’uomo, a fronte della decisione unilaterale dell’amico, conosciuto quando questi era ancora minorenne, di troncare con lui ogni sorta di relazione, avrebbe preso a molestarlo in maniera reiterata. Condotte persecutorie consistite in pedinamenti e appostamenti sotto casa della presunta vittima, nonché presentandosi nella scuola o in altri luoghi da lui frequentati fino ad arrivare ad inseguirlo con l’auto di servizio o inviando altresì lettere diffamatorie direttamente a lui o a suoi conoscenti più stretti. Inoltre mediante abuso di autorità e minaccia avrebbe preteso e ottenuto dal giovane rapporti sessuali non consenzienti. In questo caso di specie gli abusi sarebbero stati perpetrati ricattandolo circa l’eventualità di mostrare alla sua nuova fidanzata, già escussa in sede testimoniale, fotografie che lo ritraevano in atteggiamenti intimi con lui. Ieri, dopo il rinvio a giudizio di un anno fa, è quindi proseguita l’istruttoria dibattimentale del processo a lui instaurato. Tra le diverse audizioni di giornata, davanti al collegio presieduto dal giudice Enzo Rosina, anche quella del padre della persona offesa, a processo quale parte civile unitamente all’Unione di comuni della Bassa Reggina. In circa un paio di ore il teste ha quindi ricostruito l’intera vicenda enumerando ogni singolo episodio oggetto del procedimento penale tra cui i numerosi eventi persecutori posti in essere ai danni del figlio fino alla denuncia presentata ai carabinieri nel febbraio del 2018. Prossima udienza il 9 maggio.