Esce per Lim, Libreria Musicale Italiana, il saggio di Carlo Alessandro Landini dedicato alla neuroestetica in campo musicale

PARMA Frutto di un complesso lavoro di studio e disamina delle diverse discipline che intervengono nel processo di fruizione della musica, L’orecchio di Proteo si addentra in profondità tra “l’ambiguità, le trappole cognitive, le strategie decisionali” che, in ambito musicale, coinvolgono tanto la composizione quanto l’ascolto. Il volume, che in circa 900 pagine riunisce un’ingente vastità di riferimenti e citazioni con un indice di quasi diecimila nomi, rappresenta un primo tentativo di abbinare le scoperte della neurobiologia cerebrale con l’estetica musicale e prende in esame un vastissimo arco temporale musicale, dal 1300 ai giorni nostri. Un lavoro che, proseguendo la ricerca dell’autore sulle reazioni psichiche che si provano di fronte alla musica, corona un percorso iniziato con il saggio su Alberto Savinio (Lo sguardo assente. Arte e autismo, Franco Angeli, 2009) e proseguito con l’approfondimento del legame fra musica e tempo (Misura e dismisura, Musica Practica, 2016). “Sia il compositore di musica che l’ascoltatore della stessa – dichiara Landini – stabiliscono istante per istante che cosa ascoltare e come ascoltarla. Il cosiddetto decision making non si applica solo all’economia ma anche alla musica. Quando il meccanismo decisionale si inceppa sorgono, come per incanto, l’ambiguità del creare e quella del sentire. Da handicap, l’ambiguità si candida a divenire, in taluni casi, una potente arma di difesa che, esattamente come i beni-rifugio in economia, è in grado di far superare all’artista le fluttuazioni imposte al mercato dai trend effimeri del gusto e delle mode. La neuroestetica musicale ci insegna ad apprezzare tutti i risvolti dell’ambiguità che, un tempo spauracchio dei semiologi, si presta ora a fungere come una preziosa risorsa per il mercato musicale”. Una lettura che, attraverso un plurale percorso di ampia articolazione, immerge nell’imprevedibile e infinita molteplicità della musica e della sua capacità di essere sempre altra da come ci si aspetta. Come illustra Landini: “Sempre varia e diversa, sempre ingannevole e ambigua, la musica somiglia in modo sbalorditivo al “vecchio Proteo”, non potendo essa “restare schiava d’alcuna forma” (M. Proust). Proprio al dio Proteo abbiamo perciò ritenuto di dover dedicare questo libro e, insieme con esso, l’impegno profuso nel pensarlo e redigerlo.”
Carlo Alessandro Landini Dopo gli studi di Pianoforte e Composizione al Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano e al «Conservatoire National Supérieur de Musique» di Parigi, si perfeziona con Olivier Messiaen, Franco Donatoni, György Ligeti, Iannis Xenakis e Witold Lutosławski. Nel 1981 gli viene assegnato il prestigioso «Fulbright Award» per studiare e insegnare nella University of California a San Diego. Vincitore di concorsi nazionali e internazionali («Valentino Bucchi» di Roma, «Ennio Porrino» di Cagliari, «Ernest Bloch» di Lugano, «W. Serocki» di Varsavia), prende parte, dal 1978 al 1996, ai «Ferienkurse für Neue Musik» di Darmstadt in qualità di compositore invitato e di relatore. Pubblica con Da Vinci, Sonzogno e Alphonse Leduc. Ha 12 cd monografici e antologici al suo attivo. Nel marzo 2003 è nominato «Fellow» dell’Italian Academy di New York e «Associate Research Scientist» presso il Music Department della Columbia University a New York. Ha tenuto seminari presso la University of California, il Department of Graduate Studies della Columbia, la «Eastman School of Music» di Rochester, la «State University» di Buffalo, la Musikhochschule di Trossingen (Germania) e l’Università di Praga. Nel 2008 consegue la vittoria, primo e unico italiano, al rinomato concorso internazionale «W. Lutosławski» di Varsavia col suo Le retour d’Astrée per violino e pianoforte. Nel 2013 è stato il solo compositore candidato dalla SIMC a rappresentare l’Italia ai World Music Days 2013 di Vienna-Bratislava.
Elide Bergamaschi