Gabriella Pession racconta il successo di “After miss Julie”

MANTOVA Sarà in scena mercoledì al teatro Sociale. Gabriella Pession, uno dei volti più amati del piccolo schermo, interpreta Giulia, la protagonista della trasposizione moderna del dramma-scandalo di August Strindberg, rielaborato da Patrick Marber, “After Miss Julie”, insieme a Lino Guanciale con la regia di Giampiero Solari.
 Chi è la signorina Giulia?
“È un personaggio tragico. Una giovane donna che ha un’incapacità di vivere e non riesce ad aggrapparsi a nessun aspetto dell’esistenza per trovare una sua centralità. È una mina vagante, vittima anche di un momento storico in cui le donne dovevano rispondere a dei codici imposti dalla società”.
 Il successo dello spettacolo dipende dalla storia o dai due protagonisti?
“Un mix di entrambi gli elementi. Il testo è un classico, un caposaldo della drammaturgia mondiale. Portare in scena due attori con una notorietà televisiva, inoltre, gioca a favore del teatro in un momento in cui la gente ci va poco. Purtroppo c’è chi vede tv e teatro come due espressioni artistiche completamente scisse invece la prima fa bene al secondo”.
 Com’è lavorare con Lino Guanciale?
“Come stare a casa. Abbiamo convissuto per lunghi mesi sui set televisivi e sul palcoscenico, è il compagno di viaggio ideale”.
 Lei ha la cittadinanza statunitense. Il teatro americano è diverso da quello italiano?
“Non ho mai partecipato a una produzione teatrale negli Stati Uniti. Sono però sposata con un attore irlandese (Richard Flood,  ndr ). A Londra, dove lui ha studiato, c’è un grande rispetto per gli interpreti teatrali, sono considerati degli intellettuali, godono di grande stima e rispetto, come negli Stati Uniti. Mi piacerebbe che anche in Italia gli attori teatrali avessero lo stesso rispetto e ci fosse il medesimo supporto. Da noi, invece, il teatro soffre una contrazione degli investimenti e c’è la concezione che fare l’attore sia un divertimento”.
 Come concilia la sua carriera con il ruolo di mamma?
“A livello televisivo le produzioni mi consentono di portare mio figlio Giulio con me. In questo senso sono una privilegiata, altrimenti non potrei fare questo mestiere. Il teatro è diverso, è un’organizzazione itinerante con risorse ben differenti”.
 Cosa le ha lasciato il suo passato da atleta?
“La disciplina e il senso dello studio. Quando pattinavo tutto era volto al perfezionamento delle tecniche e dei salti. Questo studio minuzioso lo ritrovo nel mio mestiere, soprattutto nel teatro. Ci sono forti analogie: le prove mi ricordano gli allenamenti, le tournée le trasferte e salire sul palcoscenico è come scendere in gara. Per questo amo molto il teatro: mi evoca quella che ancora oggi è la mia più grane passione, il pattinaggio artistico”.
 Qual è il ruolo che le è rimasto più nel cuore?
“Tosca, la neuropsichiatra infantile di ‘Oltre la soglia’. Una donna che soffre di un disturbo schizofrenico che lotta contro la malattia con una dignità, un coraggio e una disperazione inusuali per la tv generalista”.
 Cosa ricorda del suo esordio con Leonardo Pieraccioni?
“È stato un caso. Ho incontrato Leonardo a un’edizione dei Telegatti e ho fatto un cameo in ‘Fuochi d’artificio’. Io però devo tutto a Lina Wertmuller. Grazie a lei sono entrata nel cinema d’autore dalla porta principale”.
 Cinema, tv e teatro. Quale preferisce?
“Rappresentano una sorta di onda in continua movimento, mi piace cambiare da uno all’altro. Quelli che sono al centro delle mie scelte sono piuttosto i ruoli e la scrittura del personaggio da interpretare”.
 Quanto è importante la bellezza nel suo mestiere?
“Moltissimo. Però non può essere l’elemento fondante di una carriera artistica. È un grane aiuto da un lato e un grande impedimento dall’altro se non si ha l’intelligenza di lasciarla andare. Un attore deve portare sul suo viso quello che è il suo vissuto. Come la tavolozza di colori di un pittore che si arricchisce con gli anni”.
 Progetti futuri?
“Tra due settimane, appena terminata la tournée, raggiungerò mio marito negli Usa dove sta girando una serie televisiva. Ci stabiliremo lì almeno un anno. Sto lavorando a un altro progetto teatrale per la stagione 2021-22 e sto iniziando a scrivere il mio primo film con Anna Pavignano, la sceneggiatrice dei film di Massimo Troisi. Sarà un anno di fermo creativo”.
Tiziana Pikler