Il Festival de Musique torna ad accendere Menton

MENTON La musica, il borgo vecchio, il mare. Da 74 anni, tra luglio e agosto, Menton rivive l’incanto del suo Festival de Musique, una sorta di glorioso patriarca tra le tante manifestazioni nate in anni più recenti. Nei suoi cartelloni, insieme all’orgogliosa identità di una proposta non omologata e gelosamente custode di una cifra propria, artigianale, a risaltare è qualcosa che assomiglia alla quintessenza del sommo Novecento: Gilels, Rostropovich, Richter, Menhuin, più recentemente Argerich, Leonskaja, Renaud e Gautier Capuçon, Viktoria Mullova, le sorelle Labeque, ma anche l’italianissima Beatrice Rana, qui acclamata come una dea. Una lista di nomi lunga tre quarti di secolo, identità differenti che, sul Parvis della Basilica di St. Michel Archange, sul trionfo barocco delle sue linee esaltate dal cielo stellato, hanno lasciato nel tempo un distillato della loro cifra interpretativa. In origine, il creatore era stato André Böröcz. Oggi, il timone del Festival è saldamente nelle mani di Paul-Emmanuel Thomas, direttore d’orchestra e direttore artistico che non ha rinunciato ad imprimere alla rassegna il progettuale di un Festival diffuso, immersivo, a contaminare di bellezza i tanti angoli di una città che dall’alto guarda al mare ma che custodisce un’anima ben più sfaccettata e profonda: i musei, i parchi, i palazzi. Qui, in una ragnatela di appuntamenti, Thomas da sempre immagina un Festival fatto di stratificazioni, di incontri generazionali, di passaggi di testimone. I grandi del presente che prendono per mano le promesse del futuro, i repertori che si intersecano e riecheggiano, in un gioco di risonanze che alimenta l’appetito per l’ascolto.  Apertura di sipario il prossimo 25 luglio e affidata al violino di Aleksey Igudesman e al pianoforte di Hyung-Ki Joo, protagonisti di un recital intitolato “And now Rachmaninov”, dedicato ai 150 dalla nascita del compositore. Si prosegue il 26 con l’imperdibile Nikolaï Luganski, oggi considerato tra autorevoli testimoni della voce del leggendario autore di alcune tra le pagine più difficili e suggestive dell’intera letteratura musicale. Il 27 è la volta di Lucie Horsch e dell’Ensemble Fuse, con un programma dal titolo “Origins” in cui Debussy e Ravel dialogheranno idealmente con le più appartate scritture di Meyer, Burns e Duparc; e ancora, il 30 luglio la serata vedrà Gautier Capuçon dividere il palco con i giovani talenti della sua Fondazione, il 3 agosto sarà la volta del prodigioso Alexander Malofeev in un recital che, dopo l’annuncio dell’annullata presenza di Arcadi Volodos, occuperà l’intera serata. Una rosa di appuntamenti che si chiuderà, il 4 agosto, con Liya Petrova in duo con Eric Lesage e, il 5 agosto, con lo straordinario Alexandre Kantorow, chiamato ad interpretare il Concerto n°4 di Ludwig van Beethoven diretto da Aziz Shokhakimov, alla testa dell’Orchestra Sinfonia Varsovia. E se questi sono i concerti di punta sul Parvis, ghiotta si preannuncia anche la rosa di appuntamenti collaterali al Palais de L’Europe: tra gli altri, quelli con le pianiste Beatrice Berrut, il 27 luglio, e Aline Piboule, il 29 luglio, e con il fisarmonicista Théo Ould, il 2 agosto.

Elide Bergamaschi