Il presepe in San Domenico, simbolo di speranza per la comunità

MANTOVA – Un presepio che non è solo simbolo della natività, bensì segno di fiducia e speranza per l’intera comunità: così lo ha definito ieri il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, durante l’inaugurazione del manufatto, collocato nel campanile di San Domenico.
L’iniziativa è partita dall’Associazione per i Musei Domenicani cittadina, come spiegato dalla vice presidente Rosanna Golinelli: per molti anni la San Vincenzo de Paoli si è occupata dell’iniziativa, ma la sezione mantovana dell’associazione è ora chiusa. Il campanile, dopo il terremoto del 2012, è rimasto per alcuni anni inagibile e sono stati eseguiti lavori di consolidamento.
Ecco allora che l’Associazione per i Monumenti Domenicani ha deciso di riprendere questa tradizione, anche come omaggio a tutta la città. Grazie al recupero delle statue utilizzate per la natività presso i padri carmelitani, che le custodiscono, e supportati dalla collaborazione del Comune di Mantova, dei volontari dell’Associazione e di realtà produttive del territorio che hanno messo a disposizione diversi materiali, l’Idea ha preso forma e si è concretizzata: il presepio è così esposto nel campanile di San Domenico, unica traccia rimasta della chiesa che nel 1505 accolse la salma della beata Osanna Andreasi, la cui casa è oggi sede dell’associazione.
Il presepe è allestito, ha aggiunto il primo cittadino Palazzi, in un’area che negli ultimi cinque anni è stata oggetto di opere di recupero da parte del Comune: nuova illuminazione del campanile, sistemazione dei giardini e restauro delle Pescherie di Giulio Romano.
Storicamente, i domenicani si insediarono a Mantova nel 1233, più precisamente nell’antica chiesa di San Luca, accanto alla quale vengono costruiti il nuovo convento e il campanile, uno spazio assai vasto. Nel 1483 la chiesa di San Domenico viene edificata sulle fondamenta di quella già esistente. Chiesa e convento sono soppressi nel 1798 e trasformati in magazzino militare e caserma, con il nome prima di San Domenico e poi di Landucci. Nel 1925, dando seguito al piano regolatore di Mantova risalente al 1921 tutto il complesso viene abbattuto, ad eccezione del campanile, che vedeva mancante la parte terminale, aggiunta in epoca rinascimentale.
Il monumento vive due fasi ben distinte: la prima riguarda la torre quadrata in stile romanico, tuttora visibile, nella seconda si aggiunge la parte apicale. Il campanile, terminato nel 1466, rimane inalterato per secoli, ma viene privato della parte superiore alla metà del XIX secolo, probabilmente quando vengono abbattute le Beccherie di Giulio Romano.
E oggi, grazie al presepio installato nello stesso, diventa simbolo di una rinnovata positività, un segnale di fiducia e unità verso il futuro.
All’incontro hanno preso parte Amerigo Berto, presidente dell’Associazione per i Monumenti Domenicani, che ha tracciato il percorso storico della location, e monsignor Franco Murandi, rettore della chiesa di Santa Maria della Carità, che ha portato la benedizione.