Governo, Toti “Alleanza larga anche dopo il voto”

MILANO (ITALPRESS) – “La questione dei balneari è importante ma non ci possiamo permettere uno scontro all’arma bianca su quel tema, specie dopo che il Parlamento italiano è intervenuto per due volte e per due volte non è riuscito ad essere minimamente risolutivo e ha scaricato su sindaci e Regioni una serie di problemi tutt’ora aperti. Diamo tutte le garanzie che possiamo alle imprese familiari però poi arriviamo a una soluzione». E’ il pensiero del centrista e governatore della Liguria Giovanni Toti in una intervista al Corriere della Sera.
“La politica in questi mesi non si è adoprata con costruttività per realizzare i presupposti della fine di questa legislatura e dell’inizio della prossima. Le coalizioni sono lacerate al loro interno, i partiti entrano in un anno elettorale in cui la visibilità diventa fondamentale per la loro sopravvivenza e la riduzione dei parlamentari non ha aiutato…” continua Toti.
«Sono preoccupato perchè vedo i partiti totalmente indifferenti al tema della governabilità e quindi della legge elettorale. Capisco che l’argomento non appassioni il grande pubblico ma chi fa politica dovrebbe porsi qualche domanda».
«Io sono laico: si può andare al bipartitismo con le primarie all’americana o si può andare al proporzionale. Ragioniamone, ma il fatto che questa legge elettorale non abbia funzionato è sotto gli occhi di tutti” prosegue l’analisi di Toti.
«Se resta questa legge elettorale succederà una cosa molto semplice. Che dopo le elezioni le coalizioni in Parlamento, come è accaduto in questa legislatura, si sparpaglieranno e cercheranno equilibri diversi» “Bisognerebbe abbassare i toni della campagna elettorale, trovare degli elementi comuni di sistema e magari costruire i presupposti di un’alleanza larga anche nella prossima legislatura, perchè dobbiamo ultimare ancora il Pnrr e non sappiamo quanto continuerà la guerra. Ci vorrebbe un atto di responsabilità, uno spirito draghiano… Se non Draghi, che almeno il suo spirito sia pervasivo. I partiti dovrebbero rimboccarsi le maniche e riassumere una cultura di governo nel loro dna».

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