Iveco annuncia recuperi lavorativi al sabato: e i sindacati non ci stanno

SUZZARA – Due sabati di regime straordinario obbligatorio per il primo turno su tutti i reparti dello stabilimento Iveco di Suzzara: lo ha comunicato l’azienda ai sindacati precisando che le date individuate sono quelle del 3 e 17 dicembre dicembre prossimi mentre domenica 4 alla notte il terzo turno sarà al lavoro per recuperare la data del 10 dicembre. Come noto, normalmente, lo stabilimento non è operativo nelle giornate di sabato e domenica ma queste possono essere utilizzate come previsto dal Contratto Collettivo. L’azienda intende recuperare una data che risalirebbe al 21 dicembre del 2021 e questa scelta avrebbe incontrato la contrarietà da parte di Fiom-Cgil che, comunque, sta facendo una serie di valutazione per capire quale eventuale azione mettere in campo. Una posizione che vede contrari anche gli esponenti di Ecas: come ci ha spiegato il segretario generale Umberto Colella, «Riteniamo inopportuno e inappropriato il ricorso a questa richiesta. Oltremodo la norma contrattuale prescrive di individuare insieme al Consiglio delle Rsu. una soluzione di recupero nei 6 mesi successivi alla giornata persa. L’azienda, oltre ad aver trascurato il fattore tempo, non ha tenuto conto di agevolare i lavoratori e le lavoratrici nelle diverse giornate di ponti e festivi durante l’anno, anzi per il periodo di chiusura collettiva prevista dal 26 dicembre al 10 gennaio 2023 in occasione delle festività natalizie, utilizza una giornata in più di ferie che appartengono ai lavoratori, sottraendo la giornata di lunedì 9 gennaio 2023. Nel corso dell’anno i lavoratori e le lavoratrici hanno subito una perdita salariale di di più di una mensilità in quanto hanno effettuato ad oggi ventiquattro giorni di cassa integrazione ed ora si trovano a dover effettuare un recupero produttivo di una giornata che tra l’altro non è pagato in straordinario. Auspichiamo – conclude Colella – una rivalutazione rispetto a questa richiesta le soluzioni alternative che non vadano di certo a discapito dei lavoratori e delle lavoratrici».