MANTOVA – Sono solo una quarantina le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) attivate in Lombardia rispetto alle 200 preventivate. Questi avamposti territoriali, costituiti da giovani medici in base a un decreto legge di marzo, avrebbero dovuto costituire la linea Maginot contro un’eventuale seconda ondata del Covid evitando che gli ospedali esplodessero come nella prima attraverso una puntuale assistenza a domicilio di casi non gravi. Stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Agi, nessuna delle province ha però un numero di squadre pari a quello che avrebbe dovuto essere. Nel territorio di Ats Valpadana, con una popolazione di quasi 800mila abitanti, avrebbero dovuto esserci almeno 15 unità e ne sono invece state attivate soltanto 7 tra Cremona, Crema, Soresina, Mantova, Alto Mantovano, Basso Mantovano e quella di Casalmaggiore-Viadana suddivisa tra le due province. Nella sola provincia di Mantova, in tre mesi, hanno totalizzato appena 145 interventi, con una media di mezza visita al giorno per ogni unità. Fonti regionali riferiscono che i bandi per costituire le Usca non sarebbero andati a buon fine per mancanza di medici in base agli obbiettivi prefissati.