In manette per atti persecutori alla ex chiede di patteggiare, il giudice si oppone e rigetta

MANTOVA – Dopo due giorni di ricerche, effettuate di concerto da carabinieri e polizia per notificargli un ordine di custodia cautelare in carcere, era stato rintracciato in centro mentre girava in bicicletta con in tasca un coltello a serramanico. Elemento quest’ultimo che forniva l’esatta riprova della sua spiccata pericolosità sociale e giustificava oltremodo la misura detentiva firmata dal giudice per le indagini preliminari Matteo Grimaldi. Nella fattispecie in manette, lo scorso 20 agosto, era così finito per il reato di stalking un 55enne pluripregiudicato di Mantova che da tempo ormai perseguitava la propria ex convivente 50enne. A monte dell’accusa ascrittagli c’era infatti una lunga serie di episodi persecutori perpetrati ai danni della donna dal momento che la stessa, alcuni mesi prima, aveva deciso di troncare la loro relazione sentimentale. Una decisione questa che l’uomo non aveva voluto accettare, rendendosi così protagonista di un’escalation di atti violenti, al punto che la vittima era stata costretta in più occasioni a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Tra un primo intervento effettuato dai militari del Radiomobile lo scorso 5 luglio e l’arresto si erano contati almeno altri sei episodi messi in atto sia nei confronti della 50enne che di persone a lei vicine, per non parlare di altri fatti analoghi avvenuti nei mesi precedenti, subito dopo essere stato lasciato. Le aggressioni, verbali e fisiche, che l’ex compagna aveva infine avuto il coraggio di denunciare avevano portato oltre all’avvio delle indagini anche all’emissione da parte del questore di un avviso orale e di un ammonimento tra il 10 luglio e il 19 agosto; provvedimenti questi che però non erano bastati per distogliere lo stalker dalla sua “ossessione”, la quale si era vista costretta altresì a modificare le proprie abitudini di vita, rinunciando ad esempio a girare per la città in bicicletta e facendo ricorso esclusivamente all’uso dell’autovettura. A seguito di quell’arresto, secondo quanto disciplinato dalla normativa sul cosiddetto “codice rosso”, a carico del 55enne era così stato emesso un decreto di rinvio a giudizio immediato. Ieri mattina nel corso della prima udienza preliminare davanti al giudice Beatrice Bergamasco la difesa dell’imputato ha così avanzato, in via principale, richiesta di patteggiamento su accordo delle parti fissando la pena ad un anno e otto mesi di reclusione con sospensione condizionale della stessa, e in via subordinata di potersi avvalere del giudizio con rito abbreviato. Il pubblico ministero circa l’ipotesi di patteggiamento con pena sospesa ha espresso quindi parere contrario poi suffragato anche dal gup che quindi, in ultima istanza dichirandosi per il prosieguo incompetente ha rimandato gli atti al presidente della sezione gip-gup per far ripartire il procedimento innanzi ad un nuovo giudice chiamato ora ad esprimersi sulla scelta di giudizio abbreviato. La persone offesa invece, si costituirà nuovamente parte civile con l’avvocato Viviana Torreggiani.