Maxi crollo al palasport di Castel Goffredo, paga solo il direttore dei lavori

Dieci mesi al titolare dell’azienda che realizzò la copertura

CASTEL GOFFREDO Si è concluso con una condanna e due assoluzioni il processo instaurato per il crollo del palazzetto dello sport di Castel Goffredo. Sul banco degli imputati erano finiti Natale Albertani, direttore dei lavori in cantiere e legale rappresentante della ditta Habitat Legno di Edolo, Massimo Giacomazzi di Castel Goffredo, direttore generale dei lavori, e Sperandio Poloni di Alzano Lombardo, legale rappresentante dell’impresa capofila dell’appalto. La posizione del collaudatore statico Aldo Tironi era invece stata stralciata dopo che lo stesso aveva patteggiato per quei fatti un anno di reclusione.
Tutti erano accusati in solido di crollo colposo. Nel corso dell’ultima udienza erano stati ascoltati i consulenti tecnici delle difese i quali avevano sostanzialmente ripreso la tesi del vizio occulto secondo cui le travi in legno lamellare costituenti la copertura del palazzetto fossero state particolarmente carenti di colla.
Il devastante crollo si verificò verso le 9 del mattino del 6 febbraio 2015. Improvvisamente un boato squassò parte della cittadina di Castel Goffredo: una consistente porzione della copertura del palasport, inaugurato solo nel 2009, crollò pesantemente al suolo sotto il peso di un abbondante nevicata. Fortunatamente in quel momento all’interno dell’edificio non si trovava nessuno. Subito sul posto arrivarono soccorritori e amministrazione comunale sconvolti per il gravissimo cedimento. Il palasport venne immediatamente chiuso e successivamente iniziarono i sopralluoghi da parte di forze dell’ordine, Comune e perito della Procura, che poco dopo il fatto aveva aperto un fascicolo di indagine per crollo colposo.
Ieri mattina l’epilogo giudiziario della vicenda: all’esito dell’istruttoria dibattimentale il giudice Beatrice Bergamasco, accogliendo le richieste avanzate dal pubblico ministero Giulio Tamburini, ha condannato il solo Albertani a dieci mesi di reclusione (il pm aveva proposto 2 anni), mandando invece assolti gli altri due imputati per non aver commesso il fatto. Confermata dunque la tesi secondo la quale alla base del crollo ci fu un difetto di assemblaggio delle travi in legno lamellare risultate carenti di colla.