“Seminare il futuro” alla foresta della Carpaneta

MANTOVA Accelerare la trasformazione verso “sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili per una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno”. Questo, per la FAO, il tema della Giornata mondiale dell’alimentazione 2021. E questo anche l’impegno di NaturaSì, che quest’anno – con l’undicesima edizione della manifestazione Seminare il futuro che si terrà il 17 ottobre – presenta il suo impegno concreto per lo sviluppo di semi, quindi di varietà, resilienti al clima che cambia e al progressivo inaridimento di intere aree, anche nel nostro Paese. Sono infatti alcune centinaia le varietà di grano e ortaggi in via di recupero e selezione in numerosi campi catalogo gestiti dalla Fondazione Seminare il Futuro.
È soprattutto in Puglia, negli orti periurbani medioevali di Ostuni che sono state coltivate e testate circa 50 varietà antiche di pomodori, melanzane, peperoni, cetrioli specificamente selezionate per la loro capacità di resistenza alla siccità e al caldo e per la loro resa. Mentre in Campania, ad Acerra, si è puntato al recupero della biodiversità tradizionale dell’area, con circa 60 ecotipi primaverili ed estivi come Melanzana lunga di Napoli, Peperone Papancella riccia, Pomodoro Corbarino e Zucchino di San Pasquale. Vicino a Roma si stanno invece coltivando una ventina di specie tipiche che sono quasi estinte nei campi coltivati, mentre in Sicilia si lavora sempre su una ventina di varietà tradizionali di leguminose, in Molise su 10 tipi di cavoli e broccoli. 

La ricerca sulle 300 varietà di grano duro provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo che si porta avanti nel campo-catalogo in provincia di Pisa, in collaborazione con le università, è invece a un livello avanzato. “Il nostro lavoro di selezione di nuove varietà di grano duro per il biologico è vicino ad un primo importante traguardo: l’iscrizione al registro nazionale della prima varietà di grano duro selezionata dalla Fondazione Seminare il futuro. In questo modo la Fondazione potrà avviare la moltiplicazione del seme e la coltivazione. Sempre sui cereali quest’anno, per la prima volta, gli agricoltori sono stati coinvolti nel processo di selezione” dice Federica Bigongiali, direttrice della
Fondazione Seminare il futuro. “L’Italia – prosegue – è il paese ideale dove fare selezione e moltiplicazione di sementi grazie al clima particolarmente favorevole, per questo c’è un grande interesse verso il lavoro che stiamo portando avanti”. 
L’obiettivo è far fronte a una situazione di impoverimento della biodiversità agricola che comincia a preoccupare le istituzioni internazionali, soprattutto in relazione alla necessità di coltivare specie resistenti alla crisi climatica. Negli ultimi 100 anni, secondo la FAO, è scomparso il 75% delle specie vegetali impiegate in agricoltura. Tra le principali cause della perdita di biodiversità troviamo l’uso di un numero sempre più ridotto di varietà vegetali coltivate in porzioni di territorio sempre più estese. A produrre il 60% dei semi venduti in tutto il mondo sono solo quattro grandi aziende.

“Attualmente, le sementi sul mercato non soddisfano le necessità del biologico che ha bisogno di varietà legate alle caratteristiche delle aree di produzione, oppure selezionate in modo specifico per una pratica agroecologica, in grado di svilupparsi pienamente con buona resa in campi dove la chimica di sintesi non viene impiegata” afferma Fausto Jori, Amministratore delegato di NaturaSì. “E dove ricercare e mettere a dimora semi biodiversi se non in uno dei paesi che accoglie la più alta biodiversità al mondo e che ha storicamente quelle caratteristiche climatiche ottimali per fare selezione? E’ necessario dunque investire in progetti volti alla conservazione, rigenerazione e selezione di biodiversità.” 
È sull’importanza delle sementi che da ormai 11 anni nelle aziende agricole dell’ecosistema NaturaSì si svolge la manifestazione Seminare il futuro, che vede la partecipazione di centinaia di persone impegnate per qualche ora nel gesto antico di spargere le sementi su un campo. “Seminare il futuro è la semina collettiva del grano che maturerà l’estate prossima”, spiega Fausto Jori. “Questa edizione vuole soprattutto richiamare l’attenzione sulla necessità di aumentare la biodiversità agricola, per permettere all’agricoltura di rispondere alle sfide della sicurezza alimentare in un Pianeta che cambia. La FAO chiede che per il 2031 si sia in grado di far fronte alla crisi di un modello che vede 3 miliardi di persone nutrirsi in maniera sbagliata o nutrirsi troppo poco. Noi stiamo facendo la nostra parte, come azienda del biologico, per dare una spinta alla ricerca su varietà che concorrano a superare il modello di alimentazione e agricoltura che ha contribuito alla crisi ambientale e climatica, oltre ad aver dettato abitudini alimentari spesso dannose”.