Trump o Biden? In queste ore è la domanda più ricorrente a livello globale. La sfida tra il presidente repubblicano uscente Donald Trump e Joe Biden sta animando i media di tutto il mondo. Le previsioni sono incerte e per diversi analisti molto dipenderà anche dal Coronavirus, o per meglio dire dal giudizio che gli americani daranno alla gestione dell’emergenza sanitaria negli Stati Uniti. Una cosa è certa. Polemiche a parte, oggi conosceremo il nome del nuovo inquilino della Casa Bianca. Così come il 4 novembre di dodici anni fa è stata la volta di Barack Obama, 44esimo presidente degli States. Il suo discorso di insediamento è rimasto nella storia. “Gli Stati Uniti sono il posto dove tutto è possibile”, sono state le parole del primo presidente afroamericano della storia statunitense. Concetto ripreso anche nelle battute finali del suo primo intervento dopo la vittoria elettorale tenuto a Chicago: “Il credo americano è “Yes, we can” (“si, possiamo”), che è poi rimasto il suo marchio di fabbrica.
La sua nuova biografia uscirà il prossimo il 17 novembre in tutto il mondo, tradotta in venticinque lingue tra cui anche l’italiano. Nel nostro paese sarà pubblicata da Garzanti, così come è stato per l’autobiografia dell’ex first lady, Michelle Obama, uscita due anni fa. Il libro, intitolato “A Promised Land”, di 768 pagine, sarà il primo di due volumi. Ad annunciarlo è stata la casa editrice che pubblicherà l’autobiografia, Crown, a cui i coniugi Obama hanno venduto i diritti sulle due pubblicazioni per la cifra di 65 milioni di dollari (circa 55 milioni di euro).
Nel primo volume Obama racconta le sue prime esperienze politiche, la sua ascesa come leader fino alla prima campagna presidenziale e il suo primo mandato fino alla morte di Osama bin Laden nel 2011. Crown ha già programmato una prima ristampa per l’edizione statunitense di tre milioni di copie. Un milione di copie verrà stampato in Germania e trasportato negli Usa in 112 container su tre navi. “Becoming”, il libro di memorie di Michelle, uscito nell’autunno del 2018, solo negli Stati Uniti e in Canada ha venduto più di 8 milioni di copie, mentre in tutto il mondo ha superato i 10 milioni a soli cinque mesi dall’uscita. Quest’anno l’audiobook del suo libro ha vinto anche un Grammy Award mentre Netflix, dai primi di maggio, ne ha fatto un documentario per la sua piattaforma, diretto da Nadia Hallgren: il racconto del tour (34 date) di Michelle lungo il Paese americano, tra scuole, librerie, circoli, chiese e stadi. Come dire che terminata la sfida per la Casa Bianca, in America ne inizierà un’altra, in casa Obama, a suon di copie vendute.
Battute a parte. Il peso di Barack Obama a favore del suo ex vicepresidente nella corsa presidenziale, si è fatta sentire eccome. Un video in cui Obama, dopo aver realizzato al primo tentativo un canestro da tre punti mentre sta uscendo da una palestra di Flint, nel Michigan, impegnato nel tour elettorale a sostegno del candidato democratico, urla soddisfatto “Questo è quello che faccio”, ossia andare a canestro, ha registrato oltre 14 milioni di visualizzazioni.
Un po’ come quando nato a Honolulu da madre americana e padre kenyota e un’infanzia vissuta a Giacarta, si è laureato in legge ad Harward prima di conquistare la Casa Bianca. Nel 1995 ha scritto un libro dal titolo “I sogni di mio padre” (ed. Garzanti), in cui ha descritto l’esperienza di crescere in una famiglia bianca di ceto medio come quella della madre. Quando il piccolo Barack nasce alle Hawaii, il 4 agosto del 1961, il padre Barack Sr ex pastore emigrato negli Usa per studiare e la madre Ann Dunham, dal Kansas, frequentano ancora l’università. Nel 1963 i genitori si separano: il padre si trasferisce ad Harvard per completare gli studi e poi fa ritorno in Kenia; la madre invece si risposa con un ex collega universitario, l’indonesiano Lolo Soetoro. A Giacarta Obama frequenta solo le scuole elementari, poi fa ritorno a Honolulu per ricevere un’istruzione migliore, cresciuto inizialmente dai nonni materni e poi dalla madre che li raggiunge di nuovo. Una vicenda personale che continua a lasciare il segno negli Stati Uniti. Se sarà vincente anche questa volta lo scopriremo tra poche ore. Pronti per un nuovo Election Day?
Tiziana Pikler