Bocce – Il Comitato Provinciale di Mantova si è dimesso: intervista a Zanini

Ferruccio Zanini
Ferruccio Zanini

Mantova Una ventina di anni fa, la Fib (Federazione italiana bocce) figurava al secondo posto nazionale quanto a tesserati, seconda (e di gran lunga) soltanto al calcio della Figc, che di tesserati ne contava (e ne conta) quasi un milione.
A Mantova le società affiliate alla Fib erano una trentina, oggi sono 14 perché recentemente se n’è andata la Castellana, che si affilierà al Comitato di Brescia.
Parliamo di bocce perché il consiglio del Comitato provinciale di Mantova, presieduto da  Ferruccio Zanini, ha recentemente rassegnato in blocco le dimissioni, anche se la scadenza naturale è alla fine del 2020, anno olimpico.
«Si è trattato – dice Zanini riferendosi alle dimissioni – dello sbocco naturale di una situazione che si trascina già da alcuni anni».
Qual è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso?
«Il fatto che il consiglio è stato spogliato di tutte le sue prerogative. Oggi le poche società rimaste interloquiscono via computer direttamente con la Fib nazionale in tutto e per tutto, anche sotto l’aspetto economico. Anche gli arbitri dei tornei dovranno essere pagati dalle società. Così stando le cose, non so nemmeno quali sarebbero i miei compiti di delegato».
Così, tutto d’un tratto?
«Più o meno. Per la verità, tempo fa il Comitato provinciale era stato trasformato in Delegazione. Sembrava soltanto un cambio di denominazione, ma ben presto è seguita una serie di provvedimenti che ne hanno, di fatto, reso inutile l’esistenza stessa del consiglio».
A quali provvedimenti si riferisce?
«Parlo per me, naturalmente. Negli anni scorsi mi ero attivato presso alcune scuole primarie per portare le bocce in classe, come si dice. Mi veniva riconosciuto un tot per chilometro che non era sufficiente per pagare il carburante. Naturalmente lo facevo per passione, non certo per interesse. Stessa cosa per le finali dei tornei, quando mi recavo sul posto per fare le fotografie da inviare ai giornali con il resoconto dell’avvenimento. Era un modo, assai poco costoso per la Fib, per propagandare il nostro sport. Mi è stato detto che era una spesa inutile. Il fatto è che la Fib nazionale ha però recentemente preso alcune decisioni di segno contrario».
A cosa si riferisce?
«Al fatto che giocatori di serie A vengono stipendiati per il solo fatto di giocare tornei cosiddetti di élite. Ancora: i presidenti delle regioni più grandi sono stati dotati dalla Fib nazionale di una vettura a loro completa disposizione. Personalmente sono del parere che questi quattrini avrebbero potuto essere impiegati meglio, visto che, come dicevo, a Mantova c’erano una trentina di società e ora sono meno della metà».
Come lo spiega?
«Sono cambiati i tempi, certo. Anni fa quasi ogni osteria di paese aveva anche almeno un paio di corsie per le bocce. Adesso gli impianti all’aperto sono praticamente scomparsi perché si gioca quasi esclusivamente nei bocciodromi, impianti costosi sotto ogni punto di vista. Così il numero dei giocatori, agonisti o meno, ha subito un tracollo verticale. Per far rinascere il nostro sport occorre ripartire dalla base, appunto dalle scuole».