Calcio femminile – Maurizio Arvani (Governolese): “Una realtà diversa, con tanta passione e voglia di mettersi in gioco”

Maurizio Arvani
Maurizio Arvani

GOVERNOLO Chi lo conosce lo definisce un “martello”, in senso buono, ovviamente. Meticoloso, dedito alla fase tattica ma anche e soprattutto a quella fisica,  Maurizio Arvani (cresciuto da calciatore nelle giovanili del Mantova dove ha giocato con Marocchi e Araldi, poi una lunga carriera in categoria fino a 42 anni con San Lazzaro, Marmirolo, San Giacomo, Mantovana e San Pio) è ormai uno dei tecnici di riferimento del calcio femminile mantovano. La sua avventura alla Governolese in questa disgraziata stagione è rimasta solo sul piano del lavoro quotidiano e purtroppo pochissimo su quello del campo, anche perché le Piratesse sono riuscite a giocare a malapena una partita ufficiale nel torneo di Promozione prima della sospensione dell’attività, avvenuta a metà ottobre.
«Questa nuova interruzione per le ragazze non ci voleva, ma abbiamo continuato a lavorare, seppure a distanza – spiega -. Un’esperienza che avevo già vissuto l’anno scorso al Pgs Smile di Formigine. Anche stavolta ho stilato degli allenamenti personalizzati per le ragazze, implementando dei video di tattica, più delle riunioni periodiche via web, ogni 10-15 giorni per ritrovarci tutti insieme e per fare il punto. Sono state proprio le ragazze a chiedermi di proseguire il lavoro: fino a Natale c’è stata una certa continuità. Nel nuovo anno gli appuntamenti si sono diradati. Ma la voglia di sport e l’impegno delle Piratesse è veramente encomiabile. Lavorare con loro è splendido, perché hanno quella passione e quella voglia di imparare cose nuove che nel calcio maschile si sono un po’ perse».
Un modo di gestire il gruppo e di prepararlo che è molto diverso rispetto a quello di una squadra maschile: «Nel femminile, tanto per fare un esempio, c’è una grande incidenza di infortuni gravi a tendini e legamenti, io sono sempre riuscito a ridurre di molto queste problematiche con il lavoro con gli elastici. La prevenzione di questi guai è fondamentale. Quello che molti allenatori, che vengono dal maschile e spesse volte anche dal professionismo, non capiscono, è che bisogna calarsi in una realtà diversa, con le sue specificità. Anche il gioco deve adattarsi alle situazioni contingenti: a volte non bisogna vergognarsi nel ricorrere alle marcature fisse». I risultati, del resto, hanno premiato il “Cina”, che in palmarés ha due promozioni consecutive dall’allora D alla C, prima con il Mantova (5 stagioni fa), poi il bis in Emilia col Fiorano. E anche una Coppa Italia di categoria in bacheca e un approdo in semifinale. «E anche le mie attaccanti sono sempre state molto prolifiche – sottolinea con orgoglio -. Ma è qualcosa di fortemente cercato: io curo sempre molto l’aspetto atletico della squadra. Punto molto sull’atletismo, sulla tenuta e sull’intensità. Le mie ragazze lottano sempre per 95’ e spesso questi sono elementi che fanno la differenza».
Un tecnico di successo nel nostro femminile Arvani, ma nel cassetto c’è il sogno di misurarsi con le categorie superiori? «Magari in futuro, perché no? Adesso sono concentrato a fare il mio dovere con la Governolese, se si potrà proseguire l’avventura. Le mie più grandi soddisfazioni, però, oltre ai risultati, sono gli attestati di stima delle ragazze. In tante mi hanno ringraziato per ciò che ho insegnato loro. E questo vale più di mille vittorie».