MANTOVA Quando Christian Botturi convoca la stampa, c’è sempre un messaggio da trasmettere. Urbi et orbi, o giù di lì. Questa volta i destinatari principali sono i giocatori del Mantova. È il momento di dare di più, se si vuole raggiungere la salvezza. A livello tecnico, ma soprattutto caratteriale. «Ogni palla è vita per noi»: questa una delle frasi simbolo sfornate dal dt biancorosso per rendere l’idea. Non si tratta di scaricare le responsabilità unicamente sui calciatori: «Tutti – precisa Botturi – lavoriamo ogni giorno per centrare questo obiettivo, che per noi equivarrebbe a vincere il campionato. Il presidente, l’allenatore e il suo staff, il sottoscritto, la squadra. Nei giocatori abbiamo piena fiducia: nel girone d’andata hanno dimostrato il loro valore e non c’è ragione perchè non possano ripetersi nelle ultime 9 giornate. Io per loro mi butterei nel fiume in piena».
Il rush finale – «Delle 9 partite che ci aspettano – osserva Botturi – , cinque saranno in casa. La salvezza passa attraverso le gare al Martelli, i nostri tifosi, gli scontri diretti. Però dobbiamo provare a fare qualcosa di eclatante anche fuori casa, a cominciare da Pisa. I dati oggettivi dicono che, nel periodo più recente, siamo ultimi in tutte le classifiche. Eppure dopo la Samp eravamo più vicini ai play off che ai play out. È evidente che qualcosa non funziona e che bisogna cambiare marcia».
Possanzini blindato – Soprattutto dopo la sconfitta di Frosinone, più di un tifoso ha chiesto l’esonero dell’allenatore. E lo stesso mister (con molta onestà) ha pubblicamente riconosciuto che in un’altra società sarebbe stato mandato a casa. Ma Botturi è categorico: «Possanzini sarà l’allenatore del Mantova fino a fine stagione. Perchè è l’unico allenatore che può tirare fuori il Mantova da questa situazione e mantenerlo in Serie B. Questa squadra e questo progetto sono nati con lui. Non avrebbe senso ora stravolgere tutto».
Il mercato al risparmio – Altro punto focale per il quale Botturi è finito nel mirino delle critiche: la scelta di spendere solo un terzo del budget messo a disposizione da Piccoli a gennaio, limitandosi agli acquisti di Giordano e Paoletti (definiti dal dt «inserimenti mirati»). «Non me ne pento – dice a chiare lettere – . E non perchè voglia fare il fenomeno o perchè abbia il palato fino. Per il nostro target economico non c’era nessun giocatore in grado di fare la differenza. Non solo: fino a quel momento la squadra aveva dimostrato di giocarsi bene le proprie carte, mantenendosi costantemente a distanza dai play out. Non sentivamo l’esigenza di un intervento pesante sul mercato perchè eravamo convinti che questi ragazzi ci avrebbero portati alla salvezza. E ne siamo tuttora convinti».
Giovani sopravvalutati? – A Botturi viene chiesto se qualche scommessa sia stata eccessiva. La risposta: «Quando è stata allestita la squadra, abbiamo scelto consapevolmente di cavalcare l’onda della promozione. Una scelta comprensibile, oltretutto in linea col nostro budget iniziale. Potevamo apporre dei correttivi a gennaio? Vi ho già spiegato i motivi per cui non l’abbiamo fatto. Noi con questa ossatura abbiamo disputato un ottimo girone d’andata. Significa che le potenzialità ci sono. Del resto, anche le richieste che sono arrivate per alcuni nostri giovani parlano da sole».
La palla ai giocatori – «Tutti sapevamo che sarebbe stato un campionato difficile – ammette Botturi – . Però non avrei firmato per una situazione così a 9 giornate dalla fine. Ribadisco: fino alla gara con la Samp le cose sono andate bene. Poi sono mancati i risultati. E sottolineo: i risultati, non le prestazioni. Detto ciò, è il momento di tornare a raccogliere punti e per farlo bisogna dare qualcosa in più. Quindi, basta nascondersi nel passato e quello che abbiamo fatto un anno fa. Se c’è qualcuno che pensa di essersi guadagnato delle immunità in virtù della promozione, non ha capito un c..zo – e scrivete pure la parolaccia perchè voglio essere chiaro». È qui che Botturi si scalda maggiormente, con l’evidente obiettivo di scuotere lo spogliatoio: «Nel calcio si guarda il presente, non il passato. I calciatori devono uscire dalla loro comfort zone. Solo salvandosi possono acquisire lo status di giocatori di Serie B. Quindi: lingua meno lunga, professionalità, compattezza. Mancano 9 finali, ci sono 27 punti in palio e dobbiamo salvarci. La classifica è cortissima, ce la possiamo e ce la dobbiamo fare».
Il ringraziamento alla Te – «Non è ruffianeria – conclude Botturi – . Ma ci tengo a ringraziare i ragazzi della curva, loro sanno perchè. Hanno capito il momento di difficoltà e ci sostengono. Credo che tutti debbano essere compatti e vicini alla squadra, in trasferta e nelle gare casalinghe. Il fattore campo deve fare la differenza, ma bisogna raccogliere punti anche fuori. A partire da Pisa, dove ci servirà un’impresa. È alla portata, com’è alla portata la salvezza. Nel gruppone delle 10 che lottano nella parte destra della classifica, non mi sento inferiore a nessuno. Presuntuoso? Forse. Ma ne sono convinto».