Calcio Serie C – Fabrizio Lori: “Il Mantova, amore eterno”

MANTOVA Dici  Fabrizio Lori e la mente corre a momenti di gloria. Il ritorno in B dopo 32 anni di assenza, la A appena sfiorata, emozioni in serie capaci di inebriare una città. E che nemmeno il triste epilogo ha saputo cancellare. Quei momenti lì, Mantova e il Mantova non li hanno più vissuti. Lori, che del club di viale Te è stato presidente dal 2004 al 2010, di questo è consapevole e, al pensarci, un sorriso che mescola orgoglio e nostalgia ancora gli scappa.
 Fabrizio, segue ancora l’Acm?
«Certo, attraverso i giornali. Del Mantova sono e resterò per sempre tifoso».
 Cosa pensa di questa stagione?
«Mi sembra sia andata bene. Il Mantova era una neopromossa, con giocatori e allenatore nuovi, e si è salvata senza passare per i play out. Ora vediamo se la dirigenza vorrà puntare un po’ più in alto».
 Servono investimenti…
«I soldi non sono tutto. Io l’ho provato in prima persona: più spendevo e meno risultati ottenevo. I più grandi successi il mio Mantova li ha ottenuti quando abbiamo mantenuto lo zoccolo duro».
 È questa la ricetta per arrivare in alto?
«La continuità è sicuramente una componente importante. Ma ancora di più lo è l’entusiasmo, la voglia di arrivare sempre più in alto. Nel mio primo Mantova, ancora prima di scendere in campo, i giocatori erano sicuri di vincere. E non per presunzione».
 Il suo Mantova, appunto. I ricordi che le evoca sono dolci o malinconici?
«Quando il tempo passa, ti restano solo quelli belli. E quei 6 anni sono stati per me indimenticabili».
 Ci pensa spesso?
«Penso alla partita in casa col Torino, quella dei play off. Per me la più bella in assoluto della mia gestione. E poi a quella di ritorno, per motivi opposti. Meritavamo la Serie A, ce l’hanno scippata».
 C’è un giocatore al quale è rimasto maggiormente legato?
«Dario Hubner, che allena la squadra dei diversamente abili della mia Accademia. E poi Mattia Notari, col quale mi sento ancora. A volte in città incrocio anche Graziani e Caridi».
 Chi è il giocatore più forte che ha avuto?
«Ne cito tre: Hubner, Poggi e Godeas».
 In definitiva: il Mantova le ha più dato o più tolto?
«A darmi tanto, ma davvero tanto, sono stati i tifosi. Che ancora oggi, quando li incontro, mi salutano con grande affetto. Significa che qualcosa di buono ho fatto. Ogni tanto qualcuno mi chiede quando tornerò».
 E lei cosa risponde?
«Che mi piacerebbe. Ma mancano le condizioni di 17 anni fa».
 Col senno di poi, c’è un errore che non rifarebbe?
«Ho sbagliato a dare fiducia a persone che non la meritavano. Ma ero in totale buona fede».
 Al Mantova è tornato in due occasioni come consulente esterno. Che ricordi conserva di quegli anni?
«Sono state due esperienze marginali. Fui coinvolto come parafulmine, per nascondere altri problemi».
 Quindi nulla da salvare?
«Le salvezze sul campo e il rapporto coi giocatori. Accettai per dare una mano al Mantova e lo rifarei».
 Tornando ai tifosi: il Mantova di quest’anno non sembra entrato nel cuore della gente…
«Colpa della pandemia. Nient’altro. Non potendo seguire la squadra dal vivo, si è creato un disamore. Che verrà subito superato il prossimo anno, ne sono convinto».
 Per concludere: quando rivedremo Fabrizio Lori al Martelli?
«Ci tornerò da presidente».
 Questa è grossa…
«Infatti è una battuta (ride,   ndr). Scherzi a parte, quando si presenterà l’occasione, sarò felice di tornarci. Intanto, sempre e comunque, forza Mantova!».